La realtà è come la gente: cambia, evolve. La realtà muta. La gente no, non è muta. La gente parla. E si fa domande, tutti i giorni. E per tutte le domande c’è sempre un’unica e più frequente risposta: guarda su Internet.
Enrico Brignano ha pensato di proseguire il discorso iniziato la scorsa stagione teatrale, con Evolushow, ipotizzando un’evoluzione del suo spettacolo sull’evoluzione. In informatica, quando un programma si aggiorna, si scrive 2.0.
Ecco il perché di questo strano nome per un nuovo show che si propone di approfondire le riflessioni dell’artista sulla nostra società sempre più internettizzata, in cui in molti si interrogano circa l’esistenza e si chiedono da dove veniamo? Dove stiamo andando? E l’abbiamo chiuso il gas? Oggi le cose vanno fatte presto e bene. Bisogna essere sempre perfetti, curati, efficienti. E poi si deve essere multitasking: cullare il proprio figlio mentre si è in conference call per lavoro e intanto dare una passata di straccio a terra è il minimo, soprattutto per le donne; per un uomo scrivere un sms masticando un chewingum sarebbe già una conquista.
Ma in una società che va a duemila, anzi a 2015, c’è ancora spazio per la coscienza, per le emozioni, per i valori che ci hanno reso quelli che siamo oggi? Siamo sicuri poi che lo sviluppo che abbiamo messo in atto ci abbia fatto progredire come esseri umani?
Ecco il senso di questo spettacolo: un viaggio attraverso l’evoluzione, giocando con le sue contraddizioni e sorridendo di qualche errore. Perché il cambiamento è inevitabile: bisogna sì guardare al passato, ma è lecito farsi qualche domanda sul futuro. Si tratta di un’evoluzione della specie o di una specie di evoluzione?
Intorno a Brignano, immagini suggestive e futuristiche, musica emozionante, presenze magiche e ironiche grazie a un testo scritto dallo stesso Brignano, coadiuvato Mario Scaletta, Massimiliano Giovanetti, Manuela D’Angelo, Luciano Federico e Riccardo Cassini.