Rai, Campo Campo sempre nei guai una ne pensi 100 ne fai

L’attacco del deputato dem Michele Anzaldi, membro della commissione di Vigilanza, al dg Rai: «Fa solo gaffe. Taglia conduttori e perde ascolti. Pasticcia sui contratti. Va commissariato. Non ne imbrocca una»

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Un po’ come il piccolo Gary Coleman, in arte Arnold, che da Harlem veniva catapultato a Manhattan in una delle più famose sit com degli anni ’80, Antonio Campo Dall’Orto sembra capitato in Rai da un altro pianeta. Giunto in Rai ormai da più di un anno non sembra però godere del favore di chi ha caldeggiato tanto il suo arrivo. «Va commissariato, fa solo gaffe. Gaffe su gaffe. Taglia conduttori e perde ascolti. Pasticcia sui contratti. E si espone alla magistratura contabile. Va commissariato. Non ne imbrocca una». È l’attacco che il deputato dem Michele Anzaldi, membro della commissione di Vigilanza lancia verso il dg Rai, in un’intervista al Foglio.

Ma ripercorriamo insieme questo meraviglioso anno: Antonio ha cominciato la sua esperienza in Rai con un periodo che potremmo definire di contemplazione, svariati mesi durante i quali ha osservato e osservato… e osservato senza ricevere nessuno, recluso in una torre d’avorio che ha alimentato i rumors più fantascientifici: della serie, qui adesso arriva la rivoluzione, la riforma totale e invece… proclami altisonanti, il mantra della trasformazione da Broadcaster a Media company e una infornata di dirigenti per la maggior parte esterni che sono andati a gravare sui bilanci dell’azienda.

Nel frattempo il governo riesce nell’impresa titanica di somministrare in bolletta la medicina più amara per gli italiani, la supposta più appuntita per i contribuenti: da luglio 2016 il canone Rai, anzi, la tassa di possesso per gli apparecchi atti a ricevere qualsivoglia segnale audio-video, viene pagata da tutti. Di fronte alla cancellazione dell’incubo del “profondo rosso” ti aspetti un rinnovamento nel segno della qualità e del coraggio. E qui passiamo alla scelta dei direttori sui quali svetta Andrea Fabiano ormai detto “il gambero” per i piglio decisionista con il quale affronta la gestione di Rai Uno dove ha portato, più che venti di cambiamento, temperature polari sull’audience della rete ammiraglia. Tanta era la speranza riposta nel giovane direttore tanta la delusione nel constatare l’immobilismo, il conservatorismo, la mancanza di un guizzo e di quel coraggio necessari al profondo rinnovamento di cui Rai Uno ha bisogno.

Tra le vittime annoveriamo oltre alla fascia dalle 11 alle 19 anche una nuova eccellente vittima: l’access time. Affari tuoi colleziona già dà qualche tempo ascolti imbarazzanti, difficilmente giustificabili di fronte agli inserzionisti. Anche martedì ha totalizzato 3 milioni e 400 mila con un risicato 13%. Passiamo a Rai Due dove Ilaria Dallatana riesce a consolidare il cambio d’identità della rete rivolta ai quarantenni, ma inciampa nelle zavorre ereditate dal passato come Guardì, il cui allegro carrozzone arranca e Detto Fatto che non riesce a fare da traino al pomeriggio. Infine arriviamo a Rai Tre, con il suo alto tasso di rinnovamento tanto sbandierato che però non acchiappa visto che Mi manda Rai3 non ha realizzato l’exploit che ci si aspettava, Fuori Roma con la De Gregorio che intervista i sindaci della provincia riesce nell’obiettivo di stimolare la lettura di un buon libro e Politics sta per inaugurare la tendenza dei numeri negativi scendendo sotto la soglia del congelamento con il 2,92 di martedì sera.

In questo primo anno poi il nostro Campo dall’Orto è riuscito a litigare ferocemente con Luigi De Siervo che da Rai Com ha preferito andare ad occuparsi di diritti sportivi, si è fatto notare da Raffaele Cantone per 21 assunzioni di livello dirigenziale, ha messo in agitazione i consiglieri d’amministrazione e ha cambiato la grafica delle reti affidando tutto all’ennesima novità, una delle più annunciate e a cui la Rai tiene moltissimo: la Direzione Creativa. Suo compito rinnovare e rendere coerente l’identità creativa di brand e di prodotto di tutto l’universo Rai. Bene, dopo aver consultato i reparti grafici interni si è pensato bene di rivolgersi a risorse esterne all’azienda scatenando malumori a non finire. Siamo giunti ormai ai giorni nostri, giorni difficili nei quali è il caso di dire che volano gli stracci.

«La Corte dei conti può intervenire. Io lo dichiaro subito: se l’Usigrai, il sindacato interno, si tira indietro l’esposto alla Corte dei conti contro la dirigenza Rai lo faccio io da privato cittadino». È sempre Anzaldi a parlare, e quando gli si fa notare che sarebbe un fallimento anche di Renzi la risposta è lapidaria: «Gli sono state date le chiavi di casa e lui ha bruciato la casa. Renzi non c’entra. Campo Dall’Orto non è un uomo del Pd, era solo quello con il miglior curriculum… Renzi lo ha preso come comandante della nave ma la nave lui non la sa guidare. Campo Dall’Orto – conclude Anzaldi – è stato così bravo a scontentare tutti che sostituirlo sarà facilissimo».

Campo Campo sempre nei guai, una ne pensi e 100 ne fai… la sigla di Arnold calza a pennello! La Rai sembra sempre più una sit com.
Bob