Sarà Cristiana Capotondi a impersonare Lucia Annibali nel film “Io ci sono – La mia storia di non amore” che stasera andrà in onda su Rai Uno alle 21.15.
Un compito certamente non facile quello dell’attrice romana, che ha dovuto calarsi nei panni di una giovane donna vittima di violenze da parte dell’ex fidanzato, ma che da quel fatto ha preso la forza per reagire e condividere con gli altri. L’attrice ci spiega cosa ha provato nel recitare in una storia complessa come quella vissuta in prima persona dalla Annibali.
«Leggendo il libro – commenta Cristiana Capotondi – mi sono resa conto di come questa storia d’amore fosse molto banale e non capivo il senso di questo male gratuito. Per me la cosa più complicata era mettermi nei panni di Luca Varani (l’ex fidanzato, ndr), so che non era il mio compito, ma quando uno legge prova a immedesimarsi. Tuttora il suo gesto mi sembra di una stupidità e di una banalità enorme. Il fatto che avesse un’altra storia ha portato Lucia a non denunciare subito le violenze, pensando che le torture dello stalking si limitassero a quello. Nel momento delle riprese abbiamo poi dovuto rapportarci con la vera protagonista e il mondo delle amiche di Lucia. Nessuna di loro si è resa conto di quello che stava per succedere, anche perchè raccontano che in quel momento Varani sembrava essersi tranquillizzato, avendo una compagna in attesa di un bimbo, ma avevano sottovalutato che si era attivata la volontà dell’uomo di mettere in pratica quello che poi ha fatto».
Un racconto che, per Cristiana Capotondi, non riguarda solamente le donne, ma serve anche agli uomini per imparare a conoscere meglio il mondo femminile. «Questa è la cosa per me fondamentale – continua l’attrice romana -. Per noi donne è fondamentale comprendere che se ci poniamo nei confronti dell’altro con rabbia, sentendolo diverso da noi, non raggiungeremo mai nessuno obiettivo di pacificazione. Dobbiamo essere coscienti che la natura stessa, che ci ha dato il ruolo di poter essere madri, ci dà anche la responsabilità dell’umanità intera. È importante prendere per mano gli uomini e insegnargli qual è il ruolo della donna oggi rispetto al passato. Molti uomini sono figli di madri che esprimono un modello arcaico, che si scontra con la modalità di donna che hanno davanti oggi, una donna considerata poco seria perché si sente più libera o vuole realizzarsi non solo nella famiglia ma anche nel lavoro. Noi madri, sorelle o compagne – termina l’attrice – dobbiamo spiegargli come i due modelli non siano contrapposti».
P.P.