Sara Lazzaro è Maria in “The Young Messiah” su Sky

L’attrice racconta anche le sue esperienze sui set di “Braccialetti Rossi 3”, “The Young Pope” e “In arte Nino”. E poi il suo impegno sociale e cosa si augura per il nuovo anno

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«Se penso a tutto quello che è mi è successo negli ultimi tre anni ogni tanto mi devo sedere, è incredibile. Sono otto anni che faccio questo lavoro, e credo che se un attore – ma vale per qualsiasi lavoro – persevera e cerca la qualità in quello che fa, se è alimentato da una voglia vera, prima o poi arriva un incontro importante. È molto bello che queste cose mi siano successe, una sorta di allineamento di pianeti».

A parlare è Sara Lazzaro, protagonista il 24 dicembre sera su Sky Cinema Uno alle ore 21.15 nel film in prima tv “The Young Messiah” (tratto dal romanzo “Christ the Lord: Out of Egypt” di Anne Rice). La pellicola per la regia di Cyrus Nowrasteh ripercorre un tratto della vita di Gesù e proprio per questo è una storia inedita, dove l’attrice interpreta Maria.

Ci racconta un po’ questo film?
«Per la prima volta al cinema – racconta Sara Lazzaro – non si vede un Gesù bambino in fasce o in età adulta, ma a 7 anni. È la storia riguarda un anno della vita, il momento in cui la famiglia di Gesù rientra da Alessandria d’Egitto a Nazareth. Maria ha 21 anni, non è più una 14enne, è una donna più consapevole rispetto al momento della nascita di suo figlio. Il regista vuole far luce sul periodo in cui il bambino comincia a realizzare chi è veramente, e i genitori lo devono accompagnare in questo percorso e farglielo capire».

Come si è preparata a questo ruolo così delicato?
«Quando mi hanno chiamata per dirmi che mi avevano preso per il ruolo ero entusiasta ma anche preoccupata. Abbiamo avuto tutti una mamma e in qualche modo abbiamo un rapporto intimo e proiettiamo anche cose personali in questo ruolo. Io ho cercato il paradosso, di fare tabula rasa e di affrontarlo in maniera onesta e personale, di appoggiarmi sul fatto che sono una donna giovane, ma non ancora madre, e far trasparire l’aspetto più umano della donna e ho fatto perno sulla sceneggiatura, che già metteva in risalto l’umanità di Maria. Non volevo renderla una figura eterea che non mi apparteneva».

È un film per tutti?
«Assolutamente sì, è adatto a tutta la famiglia, tocca i bambini e gli adulti. Spesso si è scettici di fronte a un film biblico, si pensa di essere davanti a un genere fatto e rifatto, invece questo non è un film normale, se si tolgono i nomi, la storia è meravigliosa. Si parla di una famiglia che fa un viaggio di ritorno a casa, tematica molto attuale se pensiamo ai rifugiati, agli spostamenti di persone che cercano di vivere meglio. Qui la famiglia torna nel suo paese dopo la morte di un dittatore. È una storia che parla a persone di qualsiasi religione».

«È un lavoro molto delicato, simbolico, spirituale – aggiunge l’attrice -. Il personaggio del centurione è stato aggiunto al grande lavoro fatto da Anna Rice per smuovere la storia, che è assolutamente una novità, un territorio non coperto in maniera dettagliata, e in parte misterioso. È un film che parla di famiglia e amore, e il Natale è il momento migliore, io lo guarderò con la mia famiglia. Passerò il Natale in casa, io viaggio molto, mio fratello vive all’estero e questo è il momento per ritrovarsi tutti insieme».

“The Young Pope” con Paolo Sorrentino la madre di Flam in “Braccialetti Rossi 3”, che esperienze sono state?
«Sono molto fortunata, tutte queste esperienze mi hanno fatto capire l’importanza della versalità creativa, l’adattabilità a raccontare storie, la possibilità di variare e di testarmi su mercati diversi. Molto bello l’incontro con Paolo Sorrentino, e sono stati molto generosi nella scrittura di “Braccialetti Rossi 3, hanno dato spazio alla nostra storia, potevo non sembrare credibile nel ruolo di madre essendo così giovane, ma non credo che questa cosa sia venuta fuori. Importante è anche l’esperienza che faccio a teatro».

Come è stato recitare nel film “In arte Nino”?
«Dopo Maria e la suora, questo ruolo è stata un’opportunità per variare. Io sono Jolanda, una prostituta veneta, il primo amore di Nino Manfredi, e il figlio Luca me ne ha parlato tanto, ci teneva molto a questa donna, che il padre ha amato e ha sempre sperato di poter incontrare di nuovo, ma non è successo nella vita reale. E ha voluto inserire questa scena, che è dolce e comica, con Elio Germano, che fa un lavoro straordinario. È un film tributo con tante grandi partecipazioni e che uscirà in primavera. È stato un onore contribuire a un lavoro come questo, una responsabilità e allo stesso tempo un grandissimo privilegio».

Cosa ci può dire dei suoi prossimi impegni?
«Ho uno spettacolo teatrale in cui recito in veneziano, “Le donne Gelose di Carlo Goldoni” al Piccolo Teatro di Milano, diretto da Giorgio Sangati. Faremo una piccola tournèe italiana, soprattutto nel nord, dopo essere stati anche a San Pietroburgo. Di altri progetti preferisco non parlarne ora».

Cosa si augura per il 2017?
«Mi piacerebbe affrontare un gran bel ruolo che mi metta in gioco come Maria, son passati due anni da quell’esperienza, ho voglia di una nuova sfida. Ho dei sogni nel cassetto, registi con cui vorrei lavorare, ma non lo dico. Vorrei affrontare un altro progetto, anche qualcosa sul sociale e temi attuali. Sono molto preoccupata del mondo in cui viviamo, vorrei contribuire raccontando qualcosa che possa smuovere le coscienze. Veniamo da un anno difficile, in una Europa che si sta disgregando, e in un mondo in cui accadano gravi fatti di razzismo e ci sono troppe guerre. Dobbiamo essere più consapevoli, e fare qualcosa anche nel piccolo».