Ma allora è possibile, allora si può fare. Ieri Rai Uno ha dimostrato che un certo tipo di operazioni “culturali” degne del servizio pubblico non solo si possono concepire ma pagano pure in termini di ascolti. Chi lo avrebbe mai pensato che Stanotte a San Pietro portasse a casa oltre 5 milioni di telespettatori e superasse il 25% di share?
E invece è stato così. Perché la cultura non passa solo attraverso gli occhi di Veltroni e le casse di Magnolia, e seppure la puntata di ieri fosse costata un milione di euro, ne dubitiamo, sarebbero stati soldi spesi bene. Perché il prodotto andato in onda ieri è spendibilissimo sul mercato internazionale. Alberto Angela è arrivato dove nemmeno il premio Oscar Paolo Sorrentino è riuscito: ha girato dentro le mura della Città del Vaticano e lo ha fatto in pieno Giubileo.
Le parole di Alberto Angela dicono il vero: «Sta per cominciare un viaggio straordinario» e lo è stato davvero, tra la cupola di San Pietro, la Pietà, gli affreschi della Cappella Sistina e i favolosi e poco conosciuti giardini, mostrando anche luoghi normalmente chiusi al pubblico come l’Archivio segreto.
Il tutto con una qualità delle immagini straordinaria, all’avanguardia in termini di tecnologia, una delle primissime trasmissioni televisive disponibile anche in 4K (quattro volte la definizione dei film di Sky per capirci) per un racconto avvincente e appassionato e la presenza di guest d’eccezione come Giancarlo Giannini e Carlo Verdone. Per una volta non dobbiamo vedere i nostri capolavori attraverso gli occhi, le parole e i mezzi della nobile e blasonata BBC o della pluripremiata Artè.
Per una volta, anzi, per la seconda, visto il precedente di Firenze, il patrimonio culturale italiano è stato gestito ai massimi livelli dalla Rai, senza appalti, senza società esterne ma con le spesso vituperate maestranze interne che hanno dimostrato di saper lavorare ai massimi livelli.
Se lo stesso spirito di eccellenza e lo stesso coraggio pervadessero anche il resto della programmazione di Rai Uno, spezzando così quegli schemi che tengono ostaggio il daytime (magari mandando a casa conduttrici e programmi che sono anni che non funzionano), ci sarebbe ancora speranza per la tv di Stato, ridotta da troppo tempo a megafono del potere con le devastanti conseguenze che ne conseguono.
Tv Bob