Dopo la terza polizza a Virginia Raggi, Romeo rischia il licenziamento

Secondo il nuovo regolamento comunale dei dipendenti, potrebbe aver violato la norma che recita: «Il dipendente non offre direttamente o indirettamente regali o altre utilità a un proprio sovraordinato, salvo quelli di modico valore»

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L’abitudine dell’ex capo della segreteria di Virginia Raggi di intestare polizze vita a destra e a manca (ben tre alla sindaca di Roma) potrebbe costare cara a Salvatore Romeo. Il quale attualmente si sarebbe messo in malattia, ma rischia di venir licenziato dal Comune e quindi di perdere quel posto di impiegato che ricopriva prima di venir chiamato da Virginia alla sua segreteria con 93mila euro anno, ridotti a questa esigua somma dalla decisione di Cantone che cassava i 117 che gli erano stati inizialmente attribuiti. Infatti secondo il nuovo regolamento comunale dei dipendenti, Romeo potrebbe aver violato la norma che recita: «Il dipendente non offre direttamente o indirettamente regali o altre utilità a un proprio sovraordinato, salvo quelli di modico valore». A darne notizia è ‘Il Messaggero‘, che richiama all’articolo del codice dove si fa menzione alla «sanzione espulsiva per il danno arrecato all’immagine o al prestigio dell’ente capitolino».
Ora occorre vedere cosa si intenda per modico valore, ma a giudicare la reazione della Raggi che vuol querelare Romeo per la rivelazione della terza polizza, non è esclusa questa misura tranchant. Non sarebbe certo un bell’epilogo della carriera per Salvatore, da semplice funzionario Esperto del Controllo Aziende Partecipate a uomo di fiducia della Sindaca con stipendio triplicato.
In effetti qualche merito politico poteva pure vantarlo lui con un curriculum di militanza nel Movimento 5 Stelle da tempi non sospetti, distintosi per il suo attivismo nei tavoli di lavoro sul bilancio tenuti dai pentastellati prima delle elezioni. Così come deve essere stata preziosa la sua consulenza alla Raggi e all’ex vicesindaco (oggi assessore) Frongia che da semplici consiglieri di opposizione (sia pur blanditi da Marino per un certo periodo) non potevano certo vantare grande competenza sulle cose amministrative del Campidoglio.
Per sua fortuna (o sfortuna a veder il seguito della vicenda) almeno dal 2013 ebbe modo di collaborare con Raffaele Marra quale dirigente dell’amministrazione Marino dopo aver offerto la sua competente collaborazione anche a Renata Polverini. Ma l’amicizia si è successivamente cementata in quella che Marra definì ‘la fecondazione’ dell’ovulo grillino, qualcosa di più, a sentir Marra, di semplici consigli agli sprovveduti grillini. Altrimenti Raffaele (definito da Di Maio, servitore dello stato, anche se voleva cacciarlo via) e Romeo, non avrebbero suscitato l’immediata ostilità di quella fazione pentastellata della on. Lombardi che probabilmente sui due ne sa molto.
Certo che la posizione di Romeo (che dichiarò di voler bene a Virginia per stoppare il gossip di una sua presunta relazione sentimentale con la sindaca) è sicuramente meno delicata di quella dell’amico Marra attualmente detenuto per corruzione presunta. Ma l’eventuale licenziamento dell’ultracinquantenne Salvatore, oltre all’inevitabile ricorso nelle sedi competenti, potrebbe fomentare il suo rancore per l’ingiusta punizione. Semmai la colpa è di Virginia che lo ha voluto al suo fianco senza badar tanto per il sottile.
Ultima nota di colore riguarda una rettifica dello stesso Frongia a un nostro articolo dell’11 luglio scorso dove avevamo scritto di Romeo sposato con una dipendente di Risorse per Roma. Così come avevamo scritto della improponibilità di Frongia a capo di gabinetto con Marra allora suo vice. Evidentemente i rapporti con la stampa allora non erano così deteriorati e Frongia esercitò il diritto di rettifica che così pubblicammo:

«Buona sera Giuliano Longo,
in merito all’articolo segnaliamo quanto segue e richiediamo una rettifica immediata:
– Salvatore Romeo non è sposato
– Daniele Frongia non è mai stato né inconferibile né incompatibile con il ruolo di capo di gabinetto, come si evince da tutti i pareri prodotti (vedasi l’ultimo dell’Anac, in allegato).
Dunque è falso scrivere “Ipotesi tramontata perché la legge Severino impedisce per almeno un anno di assolvere a tale ruolo a chi ha assolto al ruolo politico di ex consigliere come Frongia”.
Del resto, come capo di gabinetto, il sottoscritto ha avuto pieni poteri di firma, che peraltro ha esercitato.
Grazie, un saluto
Daniele Frongia»
Lo sviluppo dei successivi eventi gli ha dato torto.
Giuliano Longo

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