Con I fantasmi di Portopalo Beppe Fiorello proverà a farci rivivere una storia spesso dimenticata, quella che successe nel Natale 1996 quando, sulle spiagge di Portopalo, una nave di migranti provenienti da India e Pakistan affondò con oltre 300 persone a bordo.
Vero protagonista della vicenda è stato Salvatore Lupo, pescatore di Portopalo che trovò fisicamente i corpi dei ragazzi morti e decise di rendere pubblica questa vicenda.
«Vedere la mia storia in tv mi ha fatto provare una grande emozione – ha spiegato Salvatore Lupo -, sinceramente non credevo che sarebbero stati capaci di riprodurla in maniera così fedele. Quello che posso dire è che sono rimasto senza parole. Per quanto mi riguarda io non mi sentirò mai un eroe. Nel corso della mia vita mio padre mi ha insegnato ad aiutare sempre chi ha bisogno, quindi per me è una cosa normale mettere a rischio la mia vita per aiutare gli altri, solo che questa volta non siamo riusciti a salvare nessuno ma abbiamo trovato dei morti, tanti morti, io ho fatto solo il mio dovere».
A venti anni dal disastro di Portopalo, Salvatore Lupo prova a descrivere quella che è la situazione nella sua terra. Una situazione ancora in mutazione, almeno secondo il suo pensiero.
«Per quanto mi riguarda – continua il pescatore – ho fiducia nei figli e nella nuova generazione, perchè rispetto a noi anziani nel giro di 20 anni la situazione non è cambiata molto. Fortunatamente la nuova generazione la pensa diversamente».
Un tema, quello dei migranti, quanto mai attuale, sopratutto in una società dove si punta a dividere piuttosto che a includere il diverso.
«A queste persone – termina Salvatore Lupo – mi sento di dire che si sono mossi in senso sbagliato, non sono un politico quindi non so trovare una soluzione a questo problema, ma quello che penso è che la libertà dei popoli per me è un bene primario».
Paolo Pizzi