Cesare Bocci torna a vestire i panni di Mimì Augello ne Il Commissario Montalbano, un successo senza precedenti quello del commissario nato dalla penna e dal genio di Camilleri.
«Montalbano dal 1999 non sbaglia un colpo, finchè Camilleri ci dà delle cartucce così dovremmo metterci delle bende sugli occhi per sbagliare – confida l’attore -. Già partiamo da una cosa talmente bella come i suoi scritti, poi ci hanno insegnato come farla, il segreto sta nell’opera di Camilleri, nella regia di Alberto Sironi, nel gruppo che Alberto ha creato per rispettare la qualità creata nel tempo».
Cesare Bocci quasi 18 anni nei panni di Mimì Augello….
«I personaggi sono cresciuti come noi nel tempo, anagraficamente – aggiunge -. Camilleri riesce a descrivere la realtà, aggancia la storia all’attualità, riesce a scovare benissimo la vita vera, i personaggi si muovono in questa realtà che si evolve. Montalbano non è mai uguale a se stesso, la storia non è mai simile, è sempre nuova».
E Mimì quindi è solo più “vecchio”, non cambia mai atteggiamento in tanti anni?
«Mimì è diverso anagraficamente, caratterialmente non cambia, un po’ come noi uomini e come i personaggi – spiega Cesare Bocci -. Camilleri scrive di uomini e non di personaggi, ogni anno che passa crescono le esperienze che Mimì ha fatto ma non cambia il carattere, è una persona imperfetta, ha tanti difetti, ma la perfezione è noiosa. Mimì piace per tutte le sbavature che ha».
Com’è l’amicizia tra Mimì e Salvo?
«Non potrebbe essere diversa, sono un po’ Sandra e Raimondo, funzionano, ma funziona la grandezza degli scritti di Camilleri, che racconta di rapporti e non solo una storia, che poi è fatta dei legami che i personaggi sviluppano. Direi anche dalla stima, dal profondo legame con la terra, è la Sicilia che rappresentiamo, ma in realtà è tutta l’Italia. Lo scritto di Camilleri è tutto collegato alla realtà, non è uguale alle prime puntate, la storia si rinnova, evolve».
E i segreti del successo di questa serie risiedono proprio in tutti questi aspetti!