Oh mio Dio, Carminati ha deciso di non essere ripreso dalle telecamere nel corso dell’interrogatorio nell’aula bunker di Rebibbia previsto di domani. Verrà così sentito solo in audio deludendo gli assatanati cronisti pronti a cogliere ogni suo minimo gesto, cenno, smorfia, come accaduto con il saluto fascista per i quale rischia di venir incriminato per apologia del fascismo, reato per il quale nessuno condanna più nessuno. Bella mossa, si potrebbe dire, tanto che l’avvocato Ippolita Naso spiega «E’ stata una sua decisione, assolutamente non suggerita dalla difesa.» I motivi addotti dal suo assistito sono che «domani la sua faccia sarebbe finita sul maxischermo dell’aula di Rebibbia e penso voglia evitare che la sua immagine venga ulteriormente strumentalizza» come è successo con il video dell’arresto di Carminati nel dicembre del 2014 «finito nel film su Emanuela Orlandi. Carminati non vuole essere strumentalizzato.»
CARMINATI
Ma se dell’insoddisfazione dei cronisti a Carminati je pò frega de meno conta invece capire, o meglio presupporre, quale sarà la sua linea della sua difesa soprattutto per evitare i rischi di lunga carcerazione dovuti all’accusa di associazione di stampo mafioso. Qui basta riportare le dichiarazioni del suo collegio di difesa per averne un’idea. «Questo processo – disse l’avv. Naso appena due settimane fa- è stato fatto sulle parole, sulle intercettazioni, sulle congetture che gli inquirenti hanno ritenuto di poter fare sulla base di queste parole carpite. Normalmente nei processi – continua il legale di – ci sono anche le parole comprate, quelle dei collaboratori di giustizia, in questo processo mancano anche loro, questo vorrà pur dire qualche cosa…» Come dire ‘no pentiri no party’. Comunque sull’esito del processo l’avv. Naso si disse ottimista «per qualità professionale dei tre magistrati che compongono il collegio, per doti intellettuali e morali dei componenti del collegio, io dovrei dormire sonni tranquilli, sia io che i miei colleghi del collegio di difesa e quasi tutti gli imputati, quanto meno con le imputazioni di natura più squalificanti.» con riferimento è al reato di mafia, il 416bis, perché «il resto sono episodi, casi, casistica di ordinario malaffare che purtroppo vive nel sottobosco politico e amministrativo di quasi tutti gli enti pubblici di questo Paese, con tutto ciò che la cosa comporta.»
La stessa linea di difesa, poco più poco meno, viene perseguita da Salvatore che nel corso della sua deposizione ha voluto smontare la ‘caratura criminale’ di Carminati che peraltro non avrebbe avuto un ruolo poi così determinate negli affari delle sue cooperative sociali, ma che sarebbe stato legato a Buzzi prevalentemente da cordiali rapporti di amicizia dovuti alla comune frequentazione delle patrie galere negli anni 90, ovviamente ciascuno per i reati suoi. Una posizione sostanzialmente rispettosa nei confronti del ‘Nero’, ma singolare di fronte alla valanga di rivelazioni che è bastata a seppellire tutta una classe politica del Pd corrotta e famelica, con un certo riguardo ai rapporti del manager delle coop con la destra di Alemanno e non solo.
In verità Carminati non ha bisogno dei suoi difensori per dire come la pensa tanto che nella sua dichiarazione spontanee del 6 dicembre oltre a non rinnegare il suo passato di estremista di destra disse anche «non ho parlato per 40 anni ma quando mi prende e parto» aggiungendo «io sono stato vittima per anni di leggende metropolitane, ma ho sbagliato perché io dovevo confutare queste cose una volta per tutte.» Ricordando Così un’altra inchiesta condotta in passato sull’omicidio del banchiere Roberto Calvi impiccato al pronte dei Frati Neri a Londra mentre era in fuga dall’imminente crack del Banco ambrosiano disse «nel 2010 mi sono svegliato una mattina e sui giornali ho letto di essere l’esecutore materiale del delitto Calvi ma a quel tempo ero detenuto e se non lo fossi stato probabilmente sarei stato processato anche per quel delitto.»
Fra le leggende metropolitane vi anche quella dei rapporti del Nero Carminati con i servizi segreti ma in questo caso dovrebbe bastare l’intervento in aula di Marco Minniti allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti e oggi ministro dell’interni, il quale ha solennemente dichiarato che «Massimo Carminati non ha avuto e non ha rapporti con i servizi segreti italiani.»
Rimane però un dubbio perché 14 marzo l’amico Buzzi così riguardoso nei suoi confronti dichiarò che «Massimo Carminati «temeva di essere intercettato per i suoi rapporti con Finmeccanica» perché «lui portava i soldi ai politici per conto di Finmeccanica, non so a chi, ma lui temeva che, essendo intercettato, potessi essere intercettato anche io…..» Si parla ovviamente della Finmeccanica, di Guaraglini (oggi Leonardo di Profumo) con la quale era quasi impossibile mantenere rapporti senza che i Servizi di intelligence ne fossero ( on e siano) quanto meno a conoscenza.Visto che quel gruppo non produce pannolini ma apparati di difesa anche notevolmente sofisticati ed esportati nel globo.
Quella Finmeccanica della quale era dipendente in Enav anche Fabrizio Testa che fu sponsorizzato per quell’impiego dal stesso Alemanno prima del 2009 quando cambiò incarico in una consociata. Testa, definito “testa di ponte dell’organizzazione” nell’ordinanza Mondo di Mezzo che lo porta in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso il 2 dicembre 2014, il primo marzo viene interrogato per 8 ore nell’aula bunker di Rebibbia . E anche lui conferma che usava schede telefoniche dedicate perchè Carminati gli disse di fare così. «Era ossessionato dall’essere controllato. Mi disse che era intercettato sulla questione Finmeccanica e che dovevo usare un telefono dedicato per comunicare con lui e con Buzzi pechè non voleva infettarmi.»
Vabbè, forse questa è un’altra storia che non c’entra con il processo in corso, ma pare proprio che il bersaglio grosso di tutta l’indagine del ‘mondo di mezzo’ sia proprio lo stesso Carminati che, sia detto per dovere di cronaca, ha sempre scontato pene lievi a dispetto della sua ‘leggenda criminale’. Ma sulla sua linea di difesa contro il 41 bis per quale non è mai stato nemmeno sfiorato in passato, esistono pochi dubbi. Con telecamere o senza non ci saranno rivelazioni che vadano oltre questa linea di difesa.