Tumore del polmone, arriva l’immunoterapia per un nuovo approccio terapeutico

Rivoluzione nel trattamento di alcuni dei cancri più aggressivi

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La ricerca affila le armi contro il tumore con un nuovo approccio terapeutico: l’immunoterapia, il nuovo pilastro nel trattamento del cancro insieme a chemioterapia, chirurgia, radioterapia e terapie biologiche, che indirizza il sistema immunitario contro il tumore, oggi si evolve e si potenzia colpendo specifici bersagli molecolari. Nasce la nuova frontiera nella lotta contro il cancro, l’immunoncologia di precisione, che sta rivoluzionando il trattamento di alcuni dei tumori più aggressivi come il tumore al polmone, la terza neoplasia più frequente nel nostro Paese, con oltre 41.000 nuovi casi registrati nel 2016.

Una sfida e un nuovo orizzonte non solo per i pazienti e i clinici, ma anche per giornalisti e operatori dei media e dell’informazione, impegnati a familiarizzare con il nuovo linguaggio legato a questo approccio rivoluzionario, a cui è dedicato il Corso di Formazione Professionale “Comunicare l’immunoncologia di precisione. Strumenti per un’informazione equilibrata sulla nuova frontiera della lotta contro il cancro”, promosso dal Master di comunicazione scientifica della Sapienza “La Scienza nella Pratica Giornalistica” in collaborazione con WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe, con il supporto di MSD Italia.

L’immunoncologia di precisione ha reso disponibili farmaci immunoterapici che sono in grado di ripristinare la risposta immunitaria verso il tumore e che ottengono la maggiore efficacia in pazienti oncologici i cui tumori esprimono un biomarcatore predittivo (PD-L1).

«Lo sviluppo di terapie oncologiche per il tumore del polmone in stadio avanzato è classificabile in tre grandi momenti: la nascita e l’utilizzo dei chemioterapici citotossici e/o citostatici (fino al 2000) e la successiva introduzione anche di chemioterapici “personalizzati”, l’introduzione delle terapie a bersaglio molecolare definito e, dal 2015, l’immunoterapia che ha recentemente acquisito un ruolo terapeutico importante, determinando nel tumore del polmone importanti risultati di efficacia rispetto alla chemioterapia sia in prima che in seconda linea di trattamento», afferma Silvia Novello, Pneumologo e Oncologo, Professore Ordinario presso il Dipartimento di Oncologia dell’Università degli Studi di Torino (AOU San Luigi-Orbassano).

Questo nuovo approccio ha permesso di modificare, dopo più di 40 anni, lo standard di cura nel tumore del polmone in stadio avanzato in prima linea, finora rappresentato unicamente dalla

chemioterapia. Proprio nei giorni scorsi infatti AIFA ha stabilito la rimborsabilità di pembrolizumab, prima molecola immunoncologica resa disponibile nel nostro Paese per il trattamento del carcinoma polmonare anche in prima linea. Lo studio che ha condotto all’approvazione della molecola in prima linea (su più di 300 persone) ha dimostrato che a un anno il 70% dei pazienti trattati con pembrolizumab è vivo rispetto a circa il 50% con chemioterapia. Inoltre, sono stati osservati un 40% di riduzione del rischio di morte e un 50% di riduzione del rischio di progressione della malattia nei pazienti trattati con pembrolizumab. L’AIFA ha stabilito la rimborsabilità della molecola non solo in prima linea ma anche in pazienti già trattati con la chemioterapia.

Nel nuovo paradigma dell’immunoncologia di precisione diventa sempre più concreta la prospettiva di terapie personalizzate e su misura, basate cioè sulla conoscenza dell’identikit del tumore e sulla possibilità di colpire in modo mirato le specifiche anomalie molecolari: proprio pembrolizumab rappresenta un passo in avanti decisivo in questa direzione in quanto è l’unico farmaco immunoncologico il cui sviluppo clinico è stato condotto in una popolazione definita da uno specifico biomarcatore, PD-L1, che permette di scegliere il trattamento “giusto” per il paziente “giusto”. Questo significa che in base al livello di espressione di PD-L1 l’immunoncologia può essere utilizzata nel modo più efficace, verso i pazienti che potranno trarne i maggiori benefici, con evidenti risparmi per il Sistema Sanitario. Pembrolizumab può essere infatti utilizzato in prima linea nei pazienti con un’espressione di PD-L1 superiore al 50% e in seconda linea nei pazienti con espressione di PD-L1 superiore all’1%.

«La rivoluzione genomica è ancora un lavoro in corso e rappresenta un’opportunità senza precedenti per quanto riguarda la diagnosi e le terapie emergenti del cancro. Con il “profiling” dell’espressione genica e/o il sequenziamento completo del genoma si spera di caratterizzare una quantità ragionevolmente ampia di tumori», afferma Danilo Rocco, Dirigente Medico UOC Pneumo-Oncologia, Azienda Ospedaliera dei Colli, Plesso Monaldi, Napoli. «Questi dati forniscono informazioni critiche circa lo spettro e le frequenze delle mutazioni nei tumori e facilitano lo sviluppo di farmaci contro gli obiettivi più frequentemente mutati. Paradigma dell’attuale concetto di Medicina di precisione è proprio la cura del tumore polmonare, la più frequente causa di morte per cancro nel mondo».

“Biomarcatori” è un’altra parola chiave legata all’immunoncologia di precisione. Per massimizzare i benefici di questo approccio nel trattamento del tumore del polmone diventa fondamentale eseguire, già al momento della diagnosi, tutti i biomarker test specifici per quella tipologia tumorale: solo una corretta identificazione e selezione dei pazienti, infatti, permette di assicurare loro la strategia terapeutica più appropriata in base al tipo di tumore che li ha colpiti.

«La diagnostica molecolare svolge oggi un ruolo fondamentale nel fornire parametri diagnostici e predittivi in pazienti con carcinoma non a piccole cellule (NSCLC) avanzato. Il lavoro si concentra su prelievi bioptici e/o citologici ottenuti con procedure minimamente invasive, prelievi particolarmente frequenti in pazienti anziani o con co-morbidità», afferma Massimo Barberis, Direttore Unità Diagnostica Istopatologica e Molecolare, Istituto Europeo di Oncologia, Milano. «L’implementazione di questo approccio diagnostico attraverso metodiche sofisticate come la Next Generation Sequencing rappresenta oggi un settore in continua evoluzione. L’affiancare queste procedure con la valutazione di possibili parametri predittivi agli inibitori di check-point immunitario (PD-1/PD-L1) è la nuova realtà della diagnostica predittiva in oncologia».