Lazio Ambiente, 120 lavoratori a rischio. Intervista a Carla Lucci dell’Ugl

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Forse si troverà una soluzione per Lazio Ambiente, ma la preoccupazione fra i lavoratori è sempre molto alta, soprattutto dopo il blocco del termovalorizzatore di Colleferro. Ce lo dice Carla Lucci, rappresentate dell’Ugl nella Rsu.

«L’impianto – prosegue – è bloccato dal gennaio 2017 con la promessa di un ‘mini revamping’ per il quale la Regione ha investito quasi 10 milioni di euro comprensivi della quota del 40% di spettanza ad Ama. Parliamo di ‘mini revamping’ perché per l’ammodernamento dell’impianto ne sarebbero stati necessari almeno 30 per una sola caldaia. 

In effetti ne sono arrivati 3,5 milioni per coprire la perdita d’esercizio in bilancio con i quali si sarebbero dovute aggiustare in qualche modo le caldaie, facendo viaggiare in sicurezza l’impianto per oltre 3 anni. A questo punto si avviano i tavoli sindacali con tutte le sigle dove si proponeva di ottimizzare questo magro investimento».

Però già allora si vociferava di altri impianti successivamente annunciati da Zingaretti.

«È vero, ma proprio per questo i sindacati proponevano di far funzionare gli impianti dando tempo alla Regione di realizzare altri progetti. Anche se a noi – prosegue Carla Lucci – apparivano un po’ come la fabbrica dei sogni. Questa richiesta ragionevole è stata respinta quindi i dipendenti sono stati messi in FIS, ovvero cassa integrazione. Da considerare che il Fondo di Integrazione Salariale è stato autorizzato dall’Inps, proprio perché c’era in progetto il revamping per il quale l’azienda aveva predisposto le gare di appalto e l’acquisto dei materiali».

A quanto ci risulta però il bando per la vendita dell’impianto è andato deserto?

«Certamente, perché nessuno era disposto a metterci 30 milioni, ma anche perché mancava ancora il piano regionale dei rifiuti».

Che tuttavia l’assessore Valeriani ha già annunciato alla Pisana.

«Ma che non è ancora operativo».

Ritorniamo a Colleferro.

«A questo punto il sindaco e i manifestanti bloccano l’accesso all’impianto e le caldaie (del valore di circa 1 milione) dal parcheggio privato dove erano allocate a 40mila euro d’affitto pagati con i soldi dei contribuenti, vengono parcheggiate nell’area della discarica di Colle Fagiolara. Nel frattempo venivano rimosse le parti degli impianti da cambiare con il risultato che oggi l’impianto rimane aperto come una cozza. Tenga presente che la caldaia è costituita da chilometri di tubi e parte di questi sono stati tagliati così che oggi lei vede un impianto con un buco nel mezzo».

Strutture già pagate?

«Ci risulta che il costruttore abbia già preso quasi tutti i suoi soldi ma quelle caldaie non potranno più venir utilizzate in alcun contesto».

Si può quindi configurare un danno erariale? 

«Certamente. Danno che non è solo rappresentato dal costo dei ricambi, ma anche da tutto quello che sta andando in rovina per il blocco della manutenzione che ormai impedisce la riattivazione del termovalorizzatore, altro che riconversione di cui parlano l’assessore e il presidente».

Ma quell’area può venir riutilizzata per gli impianti che vengono annunciati.

«Certo, può venir riutilizzata, ma solo demolendo tutto quanto e buttando giù l’impianto».

Che soluzione propongono i sindacati e in particolare l’Ugl per salvare l’occupazione?

«Parliamo di 79 lavoratori addetti all’impianto, in totale 300 di Lazio Ambiente dei quali forse solo 100  addetti allo spazzamento faranno parte del consorzio Minerva sponsorizzato da sindaco Sanna. Consorzio che avrà gli stessi problemi di Lazio Ambiente a farsi pagare dai comuni. Tutto sommato un numero che non fa scalpore se circa 120 fra amministrativi e spazzini sono sacrificabili».

Al di là delle ricadute occupazionali Lazio Ambiente e Ama perdono un asset decisivo, che è quello del termovalorizzatore.

«Non solo. Tenga presente che su EP-Sistemi spa (Lazio ambiente 60%, Ama 40%) gravano 28 milioni di mutuo, acceso per l’impianto di termovalorizzazione, ma il mutuo è stato rimodulato in tempi lunghi sulla base del progetto di revamping che era previsto nel precedente piano industriale».

Valeriani ha parlato per quell’area di un impianto da 500mila tonnellate anche per il trattamento di residui di Tmb.

«Appunto, impianti che fanno tanto felici i cittadini del Salario, ma probabilmente anche di impianti per l’umido che verrà trattato ‘a freddo’ nonostante al Centro Nord e ad Acerra i termovalorizzatori funzionino a pieno regime».

Resta il fatto che nessuno vuole impianti vicino a casa.

«Ovviamente c’è un grande problema di informazione della pubblica opinione perché basterebbe leggere i valori di emissione dei termovalorizzatori laddove funzionano. D’altra parte quello che non si dice è che l’emergenza dei rifiuti non è solo in Campania ma anche nel Lazio. 

Fra l’altro l’assessore ha accennato alla possibilità che parte dei rifiuti trasformati in Css finiscano nei cementifici e allora veramente Colleferro diventerà la pattumiera della Capitale».

In conclusione?

«Solo una dichiarazione politica. Su questa questione del termovalorizzatore i dipendenti di Lazio Ambiente giudicano le opposizioni comunali e regionali assolutamente inesistenti».

Giuliano Longo

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