Nicola Zingaretti è sbarcato a Bologna per la sua kermesse con i giovani quando i dati parziali dei 136mila iscritti fotografano una partita in cui Nicola si registra al 50,8% contro il 32,6% di Martina. Ma prima dell’iniziativa è arrivato l’endorsment del competitor mancato Marco Minniti, per il quale il destino del Pd e quello della democrazia italiana sono legati.
“Da questo congresso sia pure tardivo – ha dichiarato – deve emergere una leadership legittimata dalle primarie nei gazebo. Pur stimando tutti i candidati è cruciale che ci sia un esito chiaro e indiscutibile. Mi impegno perchè alle primarie del 3 marzo ci sia il massimo della partecipazione e quindi un segretario che superi il 50%”.
Evidentemente Minniti ha preso atto dei risultati congressuali sia pur parziali e contestati da qualche parte, che danno in testa Zingaretti per la corsa alla segreteria del Pd in gran parte dei circoli presenti lungo la penisola.
Ma prima della kermesse con i giovani Zingaretti si è incontrato a pranzo con Romano Prodi. Atto di cortesia, ma politicamente significativo, perché il professore non aveva lesinato critiche a questo congresso 4 giorni fa da Bruxelles. “Adesso sono cattivo – aveva detto il padre nobile dell’Ulivo prima e del Pd poi – vedo che si sanno i nomi delle primarie Pd ma non i loro programmi. E questo per me è un problema gravissimo. Bisogna dire quello che uno vuole, che Paese e che partito si ha in testa. Mi attendo che finalmente si cominci a presentare le differenze che non sono di personalità ma di contenuto”.
Di fronte ad affermazioni così forti era giocoforza per Zingaretti correre ai ripari magari davanti a un piatto di tagliatelle, anche se il giudizio di Romano rimane sullo sfondo di un congresso dove di contenuti, di alleanze e prospettive di opposizione parrebbe non si sia discusso gran che.
Poi lo zuccherino per il professore: “Il tema è l’Europa: non dobbiamo rassegnarci all’illusione, alla stupidità di chi si dice sovranista e poi, essendolo, diventa il principale nemico della sovranità italiana. Abbiamo bisogno di un’altra Europa, di rifondare questa grande progetto, ma senza l’Europa siamo un Paese senza futuro. Dobbiamo ricostruire una grande mobilitazione culturale ed economica, per rilanciare la visione europea”. Altrimenti, avvisa Zingaretti, “forse è contento Trump, forse è contento Putin, ma in realtà chi vive in Europa è in pericolo. Quindi, chi più di Romano – insiste il governatore – può essere l’interlocutore, straordinaria e utile figura politica per dare un contributo importante su questi temi”.
Poi nel corso dell’incontro con i giovani Zingaretti ha aperto così: “Sto facendo di tutto per ristabilire un confronto tra di noi. Noi abbiamo litigato troppo e discusso troppo poco. Nessuno in questo anno ha affrontato il tema della frattura generazionale. Come e’ possibile che un partito che vuole cambiare il mondo non si interroghi su questo”.
Insomma, pare che la maggioranza degli iscritti stia spianando la strada alle primarie del Pd che rimangono una incognita per la legittimazione popolare del nuovo segretario perché il problema per Zingaretti (a questo punto) potrebbe non essere il superamento del 50% dei consensi che gli eviterebbe le forche caudine dell’Assemblea Nazionale del partito, ma la partecipazione alla consultazione dei cittadini. Aspetto che ha colto Minniti con il suo endorsment e del quale ancora poco ci segnalano i sondaggi.
Giuliano Longo