È partita da piazza Vittorio questo sabato pomeriggio la manifestazione Roma non si vende. Un corteo di migliaia di persone promosso dalla rete “Decide Roma“, dai centri sociali, dalle associazioni e sindacati di base per difendere più 800 associazioni della Capitale dallo sgombero. I manifestanti, ha spiegato “Decide Roma”, protestano contro il rischio che il patrimonio pubblico della città sia venduto per fare cassa, pagare il debito della Capitale e regalare ai grandi investitori privati tanta parte delle risorse cittadine.
PROTESTA IN FAVORE DELL’AMBULANTE SENEGALESE MORTO
Il corteo ha inoltre fatto propria la lotta per chiedere verità e giustizia per Niang Maguette, l’ambulante senegalese morto dopo un’operazione antidegrado della polizia locale di Roma lo scorso mercoledì pomeriggio, sebbene dalle ultime informazioni risulterebbe che l’uomo non sia stato né investito né picchiato.
ORGANIZZATORI DEL CORTEO: SIAMO 5MILA A PROTESTARE CONTRO RAGGI
“Siamo oltre 5 mila”. Con questo annuncio è partita questo pomeriggio da piazza Vittorio Emanuele la manifestazione diretta al Campidoglio e che gli organizzatori hanno definito il “primo corteo contro l’amministrazione Raggi, che si dimostra in perfetta continuità con le precedenti: i nodi restano irrisolti e le questioni sociali sono sempre lì”. A preoccupare i manifestanti anche “la decisione di continuare a privatizzare e tagliare spesa sociale, come dimostra il fatto che il 60% della spesa viene utilizzata per acquistare prestazioni esterne”.
PECIOLA: ROMANI TORNANO A VIVERE ALL’ACQUEDOTTO FELICE
Anche l’ex capogruppo Sel in Campidoglio Gianluca Peciola ha chiamato direttamente in causa la sindaca di Roma. Attraverso Twitter ha scritto: “@virginiaraggi sveglia! I romani tornano a vivere all’#AcquedottoFelice. #Roma citta’ abbandonata, con amministrazione inerte, deve rinascere!”.
FASSINA: RAGGI ASCOLTI, ROMA NON SI VENDE
“Roma non si vende. L’Amministrazione Raggi ascolti le mille voci del corte promosso da DecideRoma” ha dichiarato Stefano Fassina dalla manifestazione. “Sono insostenibili le conseguenze della Delibera 140 del 2015 su centinaia di associazioni – ha proseguito –, esperienze di autorganizzazione, centri sociali. Sono le energie migliori della città. Producono ogni giorno beni comuni. Animano il welfare locale. Sono esempi di sussidiarietà positiva”. “La Delibera 140 – ha concluso – va ritirata e ne va approvata una e un regolamento che riconoscano e sostengano l’uso sociale del patrimonio capitolino. Oramai anche le sentenze della Corte dei Conti indicano la rotta. Infine, vanno affrontate seriamente le politiche abitative, innanzitutto con la nomina di un Assessore ad hoc. La settimana prossima in Assemblea Capitolina affronteremo i problemi del patrimonio. Speriamo che la Giunta si muova”.