Il gruppo capitolino del Pd boccia la Raggi e le attribuisce un 4 scarso

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di GIULIANO LONGO

Virginia Raggi non ama nessun tipo di dialogo con l’opposizione e tanto meno con quella del Pd che pure agli esordi del suo tonfale mandato le aveva teso la manina. Ricorderete il “lasciatela governare” di Matteo Renzi che allora era presidente del Consiglio investito del suo alto ruolo istituzionale. Quel Pd che è pur sempre l’erede di 20 anni di buon governo e più se oltre a Rutelli e Veltroni consideriamo Petroselli, ma che nelle fantasie grilline viene identificato con il partito di Buzzi.

Insomma Virginia con il 60% dei consensi, di questa opposizione non ha bisogno e la relega nella riserva indiana cosa che nemmeno Alemanno aveva osato fare (ma dicono che quello era ‘consociativismo’). Sia come sia Virginia crolla nei sondaggi e il Pd sente odor di sangue perché lo slogan grillino onestà-tà-tà non tira più. Ma a Virginia non interessano queste quisquiglie e si attribuisce  un bel 7 e mezzo per questo primo anno di governo suscitando una certa ilarità e battute salaci.

A questo punto il gruppo del Pd, finalmente stufo di farsi accollare tutti i guai di Roma, prepara un dossier dal Titolo “ Un anno di Raggi non illumina Roma – E’ ancora la giunta dei 4 amici al bar”. Con allusione a Frongia, Marra,  e ’l’assicuratore a insaputa’ Romeo che credevano di tenere in mano Roma con le chat e qualche capatina sui tetti del Campidoglio, convinti, paranoicamente, di non farsi intercettare.

Il dossier, o meglio il J’accuse, è piuttosto ponderoso. Così attacca la capogruppo Michela Di Biase, elegante per l’occasione,  via via tutti gli altri consiglieri del gruppo (Giachetti assente) sino alla minisindaca del primo municipio Alfonsi.

« Dai dati elaborati da Roma Capitale- dice la Di Biase- risulta che La Raggi di delibere ne fa moltissime. Poi quando si va nello specifico ad analizzarle  ci si accorge che il 80% riguardano debiti fuori bilancio e (i tanto esecrati, ndr) lavori di somma urgenza. Il restante 20% per metà riguardano il bilancio.» Per il resto poca roba.

Semmai abbondano le delibere per le  risorse umane e le assunzioni di staff, tanto criticate dai grillini con l’amministrazione Marino. Venti sono invece le delibere proposte dal Pd nemmeno calendarizzate.

L’impressione della capogruppo del Pd è quella di una sindaca isolata, vittima delle fazioni, del suo stesso movimento «la quale non fa altro che leggere nei suoi brevi interventi in aula, i compitini che le vengono dati da Genova o Milano.»

Una amministrazione debole, come dimostra  il vorticoso carosello delle nomine di quest’anno: Lo Cicero e De Dominicis al Bilancio nominati ma mai entrati in carica. Minenna (bilancio) Muraro (ambiente) Berdini (urbanistica) e la capo di gabinetto Rainieri dimessisi a raffica, Frongia retrocesso da capo di Gabinetto e vicesindaco ad assessore allo sport, sostituito da Bergano. Arriva poi alle municipalizzate il veneto Colomban «che si sarà visto in aula sì e no tre volte» e la Montanari ai rifiuti dritta dritta da Genova. Mentre mancano ancora un assessore alla casa, ai lavori pubblici, un capo di gabinetto e un ragioniere generale.

Poi c’è la lotta ai portoghesi sui mezzi pubblici. In campagna elettorale Virginia annuncia una seria lotta con obbligo di salita anteriore e al controllo a bordo, vetture con telecamere e cabine blindate, bigliettazione elettronica. Misure inattuate. Del piano industriale ATAC, non pervenuto, mentre a fronte dei 15 autobus nuovi si susseguono guasti ed incendi di quelli su strada. 

Sulla metro C le idee sono confuse. Virginia assicura che arriverà al Colosseo, Meleo propone referendum, Berdini proponeva la deviazione a Corviale, Stefàno di farla passare per il centro e arrivare al Flaminio. Poi nel  novembre 2016 votano in Consiglio la dismissione di Roma Metropolitane e a febbraio 2017 Colomban dichiara che la società rimarrà operativa.

Pe la manutenzione stradale a gennaio la Raggi dichiara di aver riparato solo 400 buche a Roma. Intanto in bilancio sono diminuiti fondi per manutenzione delle strade destinati ai municipi.

Buono casa, affitti che non dovranno superare il 20% del reddito, nuovo piano regolatore sociale, progetti per anziani e servizi 24 ore su 24 ancora nel libro dei sogni. In compenso il mirabolante piano pluriennale (entro il 2021) per i rifiuti zero che il ministro Galletti ha definito «una proposta virtuosa ma poco realizzabile.» 

Nemmeno una trasmissione in streaming come promesso. 

Il documento del Pd prosegue puntiglioso per altri numerosi punti, ma se per stare allo scherzo il gruppo attribuisce alla Raggi un 4 scarso, adesso è ora di finirla con le colpe degli altri, come ha detto la consigliera Piccolo. Magari forte del fatto che il Pd, ma anche le destre, risalgono nei sondaggi a scapito della Raggi.

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