L’articolo è del Dubbio news, il quotidiano sostenuto dalle Camere penali degli avvocati, ma è curioso che venga integralmente riportato dal portale on line della Polizia penitenziaria. Parla di Alfonso Sabella, già in polemica con il Fatto Quotidiano (molto vicino alle Procure) per le sue dichiarazioni su Virginia Raggi e le consulenze della neo eletta al Campidoglio con la Asl di Civitavecchia. Dichiarazioni che assieme ad altre esternazioni di Sabella ad una trasmissione televisiva, sono ‘attenzionate’, per usare un linguaggio da Questura, dal Consiglio Superiore della Magistratura. Lasciamo correre le denunce di Sabella sulla Raggi per la quale la Procura ha aperto un fascicolo e soffermiamoci su un altro aspetto.
LA CARRIERA DI SABELLA
Come è noto Alfonso Sabella divenne assessore alla legalità di Ignazio Marino nel 2014 quando scoppiò Mafia Capitale, a quanto pare segnalato dall’ex Procuratore Caselli che lo aveva apprezzato per la sua collaborazione nelle indagini contro la Mafia per almeno tre anni dal 1993. Nel 2001 luglio lo ritroviamo al G8 di Genova a capo del servizio ispettivo del DAP (Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria) del Ministero della giustizia e responsabile delle carceri provvisorie di Bolzaneto e San Giuliano, nelle quali si sospettarono violazioni dei diritti umani che portarono alla tortura dei detenuti. Violazioni delle quali Sabella non era al corrente come accertato in seguito dalla magistratura. Successivamente Sabella fu rimosso dal suo incarico dal ministro della giustizia Roberto Castelli e prestato alla procura di Firenze sino a quando fu trasferito come giudice al tribunale di Roma. Prima del suo ingresso in Campidoglio aveva anche ricoperto l’incarico di direttore generale delle Risorse dei materiali e dei beni al Dipartimento di Giustizia.
IL SUO LIBRO
Nel 2008 Alfonso pubblica il suo libro, “Cacciatore di mafiosi”, in cui descrive i retroscena delle indagini, dei pedinamenti e degli arresti di alcuni latitanti che lui condusse in prima persona. Senonché il “Dubbio” scopre che Sabella, da quando Ignazio Marino fu costretto alle dimissioni il 30 ottobre 2015, non è mai rientrato in servizio in magistratura. «Pur avendo il Csm disposto, fin dallo scorso mese di marzo, il suo trasferimento al Tribunale di Napoli con funzioni di giudice» tribunale notoriamente sotto organico ed in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata. Pur senza aver partecipato attivamente alla campagna elettorale pro Giachetti, in caso di vittoria, “Bobo” lo aveva indicato quale assessore ai Lavori pubblici o capo di Gabinetto in caso di vittoria. Resta ancora da capire quale ruolo andrà a ricoprire questo “cacciatore di mafiosi” con un CSM scarsamente propenso a conferire ruoli prestigiosi a magistrati precedentemente impegnati in politica. Eclatante è il caso di Ingroia cui fu proposta la sede di Aosta che lui rifiutò per intraprendere l’attività di avvocato.
LE DOMANDE AL CSM
Risulta che nel frattempo Sabella abbia presentato domande al Csm per ottenere un nuovo incarico fuori ruolo. Con la sua ultima domanda, debitamente amplificata dai media, si candiderebbe a consulente giuridico di Palazzo Chigi in materia di appalti pubblici. Richiesta che è stata rispedita al mittente dal CSM perché la legge non lo consente, motivazione: c’è bisogno di almeno tre anni di servizio dopo essere già stati fuori ruolo.
Giuliano Longo