Rai, Leone tra la bufera Azzalini e la “tv di qualità”

Il countdown in anticipo di Capodanno ha scatenato un contraddittorio polverone

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Giancarlo Leone, Rai

Il tempo sembra essersi fermato al 31 dicembre 2015. Deve essere successo qualcosa con quell’anticipo di 40 secondi sul countdown di fine anno, si deve essere aperto uno squarcio nel tempo. Di sicuro una lacerazione c’è stata ed è quella tra il dirigente Azzalini e il direttore Leone.

BUFERA CON AZZALINI – Il primo anticipa la sua memoria difensiva alle pesanti accuse dell’azienda (Riportiamo uno stralcio: “Lei è venuto meno agli obblighi di diligenza, correttezza e buona fede derivanti dal rapporto di lavoro, determinando sfiducia nel corretto adempimento dei Suoi obblighi”) con un secco “Sono certo che Leone condivideva”, il secondo lo liquida alla conferenza stampa di Sanremo con un tombale “mai e poi mai una decisione così irrazionale e irrispettosa verso il pubblico, come intervenire sul countdown di Capodanno, è stata anticipata o condivisa con il vertice delle Rete, né ora né in passato”. Leone si scopre garante della correttezza e paladino della tv di qualità, non si sporca le mani con la guerra degli ascolti, non ricorrerebbe mai a questi mezzucci. Peccato però che tutte le mattine da almeno due anni e più permette che vada in onda sulla sua Rai “azienda seria e responsabile” un programma come “Storie vere” condotto da Eleonora Daniele che fa della cronaca nera più efferata il suo fiore all’occhiello, in barba alle indicazioni del “Libro Bianco su Media e Minori”. In quel caso non prevale la precisa scelta editoriale di inseguire gli ascolti, no, è tutto regolare.

LA CONTRADDIZIONE – Peccato che il Paragrafo 2.3 del Codice TV e minori reciti che “Le imprese televisive si impegnano a non diffondere nelle trasmissioni di informazione in onda dalle ore 7.00 alle 22.30: a) sequenze particolarmente crude o brutali o scene che, comunque, possano creare turbamento o forme imitative nello spettatore minore; b) notizie che possano nuocere alla integrità psichica o morale dei minori… ”. Ci chiediamo se in questi anni oltre che su Twitter il direttore abbia buttato un occhio al programma di punta del mattino, le cui immagini, ma soprattutto la cui essenza stessa consiste nella descrizione minuziosa, nell’analisi al microscopio dei delitti più efferati che la cronaca ci offre e soprattutto nella reiterazione costante, quasi ossessiva della notizia in un’operazione di serializzazione che non ha nulla a che vedere con l’esigenza di informare dei fatti del mondo ma che sfiora la morbosità. Come definire altrimenti le ore di discussione attorno al caso di Guerrina Piscaglia o la scansione ai raggi X della vita di Trifone e Teresa con abbondanza di titoli sensazionalistici e grafiche appositamente congegnate per puntualizzare e inchiodare il telespettatore agli aspetti più oscuri delle vicende trattate? E come definire i toni accesi dei commentatori in studio, una compagnia di giro ormai collaudatissima e sempre la stessa, come in una rappresentazione teatrale degna del “Grand Guignol”? Ci chiediamo se anche in questo caso “Non esistono zone grigie” come nella dichiarazione Sanremese e ci chiediamo seriamente se in questi anni il direttore abbia realmente saputo cosa andasse in onda nella rete che ha diretto.

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