Una discesa libera da fare invidia al più grande dei campioni di sci. Domenica In realizza il 12 e ti viene il dubbio che non sia lo share ma proprio il numero di spettatori totali rimasti a guardarli. E si capisce anche perché: un inizio senza senso con il maestro di musica che sembra una caricatura di un cartone animato fatto male, poi la triste inquadratura dei due conduttori che “aspettano” la telecamera dietro le quinte per apparire al pubblico in studio, un pubblico festante ma neanche tanto che applaude per quei pochi euro, sempre meno, che la Rai offre ai figuranti: un giorno forse la Gabanelli si occuperà anche di questa nuova forma di schiavitù.
I due conduttori salutano frettolosamente: qualche genio della tv deve aver sentenziato che l’ascolto si perde perché all’inizio si salutava troppo o perché c’erano i titoli di testa: guardare in faccia la realtà mai, è un esercizio di stile che si è perso ormai da tempo. Salvo Sottile inizia a raccontare una storia in debito d’ossigeno, un po’ come il programma che conduce e prova, incespicando tra le parole a tendere il filo di un discorso che arriva così, a secco, mentre si vedono anche i due ospiti sedersi a vista sulle seggiole, al punto della situazione: sta raccontando la storia di un ragazzo che in bici ha perso la vita sbattendo la testa contro un lampione, fedelmente riprodotto in studio, e di come i genitori (la madre è in studio) abbiano preso la decisione di donare gli organi e di come quel cuore avrebbe salvato la vita di Mario, una corsa per la vita da Anzio a Milano.
Tutto questo avviene al minuto 2:30 e togliendo i 30 secondi inziali della sigla e della presentazione ecco qual è la regola aurea per fare il 12 per cento di share: sparare in faccia al pubblico a casa, nei primi due minuti, la storia di un decesso e di una salvezza, di domenica, alle 16.30, mentre stai digerendo, mentre ti stai appisolando, mentre vuoi riposare, mentre vuoi rilassare. Probabilmente in quel preciso istante c’è stata una migrazione in massa verso “Come montare una mensola in un mese e mezzo” o “Cercatori di aghi in un pagliaio” o, cosa che è in realtà accaduta, ci si è accontentati di un una tv sguaiata, urlata, caciarona, forse trash ma almeno che non mette il dito nella facile piaga dei sentimenti.
Ma i 12 hanno dovuto subire un’ulteriore, dura, prova perché poco dopo ovviamente tocca a lei: Paola “Frozen” Perego, la conduttrice che dove passa lei non cresce più lo share ha come ospite Andrea Roncato vestito da mamma esattamente come 20 anni fa, con le stesse battute in romagnolo, costretto per esigenze di spettacolo (quale poi non si sa) ad incontrare il suo compagno di scena Gigi Sammarchi: una “reunion” il cui clamore non è esattamente come se si riunissero gli attori di “Friends” o Fiorello e Baldini e che viene condotta egregiamente dalla Perego con la sua solita grande, trascinante, irresistibile, carica emotiva.
Il problema della Perego, che poi a volerla dire tutta non è neanche un problema suo quanto nostro è che sembra che non le vada, che si annoi, che lo fa perché lo deve fare, che l’hanno messa lì suo malgrado ed anche quando prova a metterci del trasporto questo risulta essere posticcio, da “signora bene” che sa come stare a tavola ma che con la servitù proprio non ha voglia di mangiare. Sarà anche la persona migliore del mondo ed in effetti sul suo conto si sprecano gli aneddoti, che la ritraggono come persona di grande umanità e di straordinaria simpatia, ma tutto questo si arena sul diaframma della telecamera e a casa non arriva se non come pallida eco.
Grazie a lei, ma non solo, ovviamente, Domenica In attualmente è in “prognosi riservata” e il prossimo anno nei piani dell’azienda si è presa anche in considerazione l’ipotesi di non mandare in onda lo storico programma. Sul tavolo del direttore sono arrivati dei progetti per salvare il salvabile: uno, si dice, porta la firma dello stesso Costanzo, l’altro di Gregorio Paolini. Non sappiamo se corrisponda a verità ma, indipendentemente da ciò, non ci sembra di vedere grandi novità sotto il sole del prossimo inverno.
Bob