Mafia Capitale, Gabrielli: «Resistenze nell’amministrazione capitolina»

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Un testimone di eccellenza oggi al processo di Mafia Capitale che si svolge nell’aula bunker di Rebibbia, parliamo del capo della polizia ed ex prefetto di Roma Franco Gabrielli che sullo stato dell’amministrazione capitolina mise mano sino al Rapporto dell’agosto scorso e che portò al commissariamento con Tronca il novembre successivo. Premesso che Gabrielli non ha mai incontrato personalmente Buzzi, qualcosa invece ha ricordato su Odevaine, l’esperto di immigrazione presso il Ministero dell’interno caduto anche lui nella rete dell’indagine di Pignatone. Una conoscenza per modo di dire perché, ha detto Gabrielli «credo di aver preso forse un caffè con Odeviane, ma per quello che aveva dimostrato ritenevo che fosse una persona affidabile sotto il profilo della gestione della cosa pubblica. Lo stimavo, poi nella vita si può anche sbagliare…». Poi  ha spiegato di averlo conosciuto all’epoca in cui lui ricopriva il ruolo di dirigente della Digos a Roma e Odevaine era vice capo di gabinetto di Veltroni e poi di capo della polizia provinciale. Il rapporto tra i due, ha poi affermato il prefetto, è proseguito nel contesto dell’emergenza migranti, quando si trovava a Capo della Protezione civile nel 2011-12. «Ci davano del tu – ha aggiunto Gabrielli, sempre in risposta a un quesito – ma non eravamo amici. Chi mi conosce sa che ho un concetto esclusivo dell’amicizia».

IL COMMISSARIAMENTO – Chiusa la parentesi Odevaine, Gabrielli ha parlato dello stato dell’amministrazione capitolina quando era prefetto e spiega di aver riscontrato alcune resistenze da gangli dell’amministrazione  anche dopo la decisione del Consiglio dei Ministri di commissariare il comune di Roma. Poi ha spiegato il percorso che ha portato il Consiglio dei Ministri a decidere il commissariamento del comune e non al suo scioglimento. Egli in quel periodo ebbe modo di riscontrare “concreti e rilevanti” elementi di infiltrazione sottolineando che la Giunta Marino aveva messo in pratica una serie di atti che «pur non essendo stati così significativi avevano cercato di mettere mano ad una serie di vulnerabilità….».

RESISTENZE – Dopo la decisione del Consiglio dei Ministri di commissariale la Capitale egli dispose una serie di accertamenti durati poco meno di due mesi. E in questo periodo «non sempre è stata trovata grande collaborazione da parte di alcuni uffici dell’amministrazione capitolina». Gli accertamenti di Gabrielli sono durati da settembre a novembre 2015, quando si è insediato il commissario Francesco Tronca al quale il Prefetto inviò, prima della nomina a capo della Polizia, tutti gli elementi raccolti con una relazione sia a Tronca sia al ministro dell’Interno. Imbarazzante il suo giudizio su Liborio Iudicello, ex segretario generale del Comune sin dalla amministrazione Alemanno. «Abbiamo individuato nel suo comportamento una condotta quantomeno omissiva rispetto alle attività che dovevano realizzarsi». In proposito va ricordato che Iudicello lasciò il suo incarico solo nel luglio dello scorso anno e che Ignazio Marino lo sostituì con Serafine Buarné, definita da Gabrielli “pienamente collaborativa”.
G.L.

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