L’assessore ai rifiuti Paola Muraro è in attesa che Ama invii ufficialmente il piano operativo per risolvere l’emergenza rifiuti che ormai attanaglia la Capitale, ma dopo il blitz dell’assessore nella sede di via Calderon della Barca pare che il presidente di Ama Daniele Fortini abbia scelto la via di resistere rivolgendosi al presidente della Commissione bicamerale di inchiesta sulle cosiddette ‘Ecomafie’. Un incontro urgente subito accordato per evitare che Cerroni si riaffacci sulla scena dei rifiuti romani grazie al suo tritovagliatore di Rocca Cencia attualmente inutilizzato. Non è un caso che i giornaloni romani insistano su un accordo segreto far la sindaca Virginia Raggi e la Colari dello stesso Cerroni per utilizzare quell’impianto, ma soprattutto per fare rientrare in gioco le sue aziende che, nel bene o nel male, hanno una esperienza internazionale. Dopo le perplessità sull’eventuale operazione Colari manifestate dal consigliere e onorevole di Sinistra Italiana Stefano Fassina è partita un’interrogazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano da parte dell’on del Pd Michele Anzaldi nella quale si rileva che l’assessore all’Ambiente Paola Muraro, ex consulente Ama, avrebbe partecipato a riunioni segrete che hanno visto allo stesso tavolo parlamentari M5s con la società privata che opera nella gestione dei rifiuti Colari. A questo punto Anzaldi chiede al ministero dell’Interno una valutazione della Prefettura di Roma di per verificare «se non sussistano eventuali conflitti di interessi dell’assessore con la società, che fa storicamente riferimento a Manlio Cerroni, anche in riferimento ad eventuali rapporti intercorsi in passato.» Tanto più che che l’assessora Muraro «prima di assumere l’incarico di assessore, è stata consulente di Ama per 12 anni, dal 2004 al 2016, con compensi annui di 115mila euro, nel periodo in cui Colari rappresentava il primo partner commerciale dell’azienda municipalizzata.» Nel corso del blitz dell’assessora, Fortini aveva chiamato in causa il «sistema-Cerroni» che ha ruotato per 40 anni intorno alla «buca» (Malagrotta, chiusa nel 2013). Con impianti in affanno anche per mancati permessi regionali, avrebbe sottolineato Fortini, una accusa subito rispedita al mittente dalla Cristoforo Colombo con la definizione «scorretto scaribarile» ( vedi articolo in alto). Colpi di coda forse del presidente di Ama che non vuole mollare la poltrona con l’accusa di incapacità e quindi ritiene opportuno aggrapparsi alle vicende giudiziarie di Cerroni. Eppure fu lui che nell’aprile 2014 dichiarò all’Unità che il 50% dei rifiuti indifferenziati venivano trattati dalle aziende dell’avvocato e alla domanda «Vuole comprare gli impianti di Cerroni?» aveva risposto «riteniamo importante che a gestirli sia Ama.» Una sorta di miracolo che avrebbe consentito a Fortini di fare le nozze con i fichi secchi. Ma l’avvocato, nonostante il processo in corso è rimasto proprietario a pieno titolo dei suoi impianti e, molto pragmaticamente, la Muraro li vuole utilizzare per non far sprofondare Roma nella monnezza.