Sulle Olimpiadi Virginia Raggi prende tempo

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La prospettiva delle Olimpiadi a Roma va assumendo aspetti davvero grotteschi, almeno per i cittadini non avvezzi ai traccheggi, anzi ai vagheggi della politica politicante cui la sindaca Raggi e i rivoluzionari pentastellati sembrano accodarsi con grande agio. Ricapitoliamo la questione. Le nostre fonti ci dicono che dalle parti del blog di Grillo, del Direttorio pentastellato, della Casaleggio&Associati sino alla base grillina (già “assatanata” di suo per gli stipendi dello  staff della sindaca che molti di loro nemmeno si sognano) l’opposizione all’impresa olimpica è netta. Basta con i ‘poteri forti’, basta con  i Malagò, i Montezemolo i Caltagirone ecc, dicono questi giacobini de noantri.

IN CAMPIDOGLIO SI TRACCHEGGIA

Ma mentre in Campidoglio si traccheggia è lo stesso Malagò a dire che presenterà alla Raggi un nuovo progetto cui non potrà dire di no. Probabilmente anche per l’esclusione dal progetto di quelle aree di Tor Vergata sulle quali avrebbe pesato l’ombra della speculazione. La Raggi, che fra i suoi pregi annovera l’indecisione in attesa di ordini superiori, invece traccheggia un po perché sa che i cosiddetti poteri forti sono vendicativi (e soprattutto detengono il soldo), un po’ per paura di Renzi che (come è solito dire Lui) sulle Olimpiadi a Roma ci ha messo la faccia. Che se la perde sono guai per la sindaca che del Governo ha bisogno come il pane. Così fa la furba e ricevendo la delegazione in partenza per i giochi paralimpici guidata da Pancalli afferma: «Ci incontreremo (con Malagò, ndr) a settembre, dopo l’estate. Siamo ancora al 29 agosto, direi che è ancora estate».
Affermazione astuta che significa solo darsi tempo sino alla fine del mese. Eppure Virginia “l’indecisa”  giocando domenica in casa amica alla festa del giornale di Travaglio, non aveva usato mezzi termini affermando che nel debito capitolino di 13 miliardi, «uno è ancora l’indennità di esproprio per le Olimpiadi del 60, fatevi due conti…». E ancora: «a Roma ci sono 150 impianti sportivi in condizioni disastrose. E poi parliamo di Olimpiadi…».

CONSULTARE IL POPOLO?

E allora, verrebbe da dire, consultiamo il popolo con un referendum vero e non quello “ciucco” dei quattro gatti in Rete web. Ma lei sbeffeggia i Radicali che da tempo il referendum lo chiedono e ironizza «ce n’è uno in corso? Chi vuole firma. I Radicali dicono che non ci sono gli autenticatori (delle firme, ndr)? Basta pagarli. Se non ce la fanno non credo sia un problema di identificazione delle firme.» Oibò, e dove è finito il mantra grillino della partecipazione popolare? Comprendiamo l’antipatia della sindaca per Magi e i Radicali che hanno supportato l’amministrazione di Marino e poi Roberto Giachetti, ma a ben vedere anche in altre grandi città del mondo (un po’ più grandi di Zagarolo o Roccasecca) il referendum si è svolto  con relativa bocciatura della proposta olimpica.

IL REFERENDUM E IL DIRETTORIO

La verità è che il referendum leverebbe di mano del direttorio Cinquestelle  il pallino della decisione che loro vogliono fino all’ultimo contrattare con il Governo e poteri forti, in barba alla democrazia di base che, quando si governa, non serve a nulla, anzi, intralcia. Certo, fra i pentatsellati ci sono anche assessori come Berdini, l’haitollà dell’urbanistica che strilla contro i Giochi e lo stadio della Roma, ma anche altri titubanti quali il vice sindaco Frongia e altri ancora silenti quali l’autorevole Minenna al Bilancio che sulla vicenda non si esprime ben conoscendo (per mestiere in Consob)  le logiche dei miliardi che ballano in queste occasioni.

PRENDERE TEMPO

E allora? Allora si ricorre al gioco della vecchia politica, quello di guadagnar tempo in attesa che la base “sbollisca” i fumi dell’ira e Grillo, Casaleggio, direttorio e quant’altro si convincano che che il No alle Olimpiadi potrebbe divenire un boomerang per Roma, ma soprattutto per loro che la governano. Senza contare che i soldoni in arrivo, potrebbero anche mettere in sicurezza l’amministrazione Raggi per qualche anno consentendo a Grillo e suoi di arrivare alle elezioni politiche con una amministrazione ancora in sella e puntellata dal Governo. “Pecunia non olet” e Roma sta ormai alla frutta.

PARTITA NAZIONALE

Tocca allora far pesare a livello nazionale la rendita di posizione che il Movimento 5stelle si è conquistato a Roma, magari giocando al tiro della fune che se si spezzasse lascerebbe al Movimento il palmares della intransigenza, ma si troverebbe contro quel 50% e passa dei romani che le Olimpiadi le vuole, mentre loro governano con il consenso puramente elettorale di un cittadino romano su quattro. Certo, il Movimento può giocare a fare il duro ancora per un po’ di tempo, ma bisognerà decidere entro il 17 febbraio del prossimo anno quando la candidatura dovrebbe venir presentata ufficialmente e se l’estate non è ancora finita l’autunno arriva presto.

Balthazar

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