La Raggi grande assente all’assemblea dei costruttori

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Non partono davvero con il piede giusto i rapporti fra la Raggi e i costruttori romani che possono pure venir accusati (non ultimi dai grillini) di ogni nequizia, ma rappresentano da sempre l’unica industria di questa Capitale in decadenza. Infatti la sindaca nemmeno si è presentata alla Assemblea annuale dell’Acer all’Auditorium.

Assenza che il presidente della associazione Edoardo Bianchi ha educatamente sottolineato affermando  «lasciatemi dire che avrei avuto piacere di parlare oggi di fronte alla sindaca Virginia Raggi che purtroppo a causa di impegni istituzionali concomitanti e improcrastinabili non e’ presente». Fatta l’ironica premessa non  ha nascosto  «un pizzico di delusione perché  abbiamo sempre creduto e continuiamo a credere nell’importanza del confronto costruttivo tra Amministrazione e forze produttive, fra le quali la nostra Associazione ha sicuramente un rilievo non secondario». Evidentemente Virginia ha preferito evitare un confronto con i costruttori delegando il compito al suo assessore Berdini spesso poco tenero con la categoria.

D’altra parte sarebbe stato difficile inghiottire le critiche di Bianchi secondo il quale «tutte le principali città mondiali hanno pianificato o stanno pianificando il loro futuro, allungando lo sguardo fino ai possibili scenari del 2050 e stanno attivando concrete politiche di investimento e di sviluppo». Perché da oggi  «la competizione si svolge oltre che tra sistemi Paese, anche tra le diverse metropoli» che attraggono capitale e lavoro . Per essere attrattive le metropoli garantiscono «opportunità economiche, la migliore qualità della vita possibile, elevate qualità del funzionamento urbano e le migliori condizioni per gli investimenti sia pubblici che privati.»

Sin qui la critica esplicita quanto scontata  sulla occasione persa delle Olimpiadi, per di più con una città strozzata dalle “urgenze” «a partire dal crescente e inaccettabile degrado, che un tempo si definiva decoro urbano, dalla intollerabile carenza di servizi e dalla inefficienza dell’apparato amministrativo».
Insomma, a sei mesi dall’insediamento della Raggi i costruttori non vedono luce perché mancano investimenti pubblici. «Negli ultimi giorni si sono susseguite indiscrezioni e notizie sul piano degli investimenti 2017-2019. Non abbiamo ancora certezze sulle risorse reali, nè sulle fonti di finanziamento – prosegue Bianchi-. Quel che, invece, appare evidente, è che, al di là degli investimenti per mobilità e trasporti, le risorse messe in campo, sommando anche quelle risalenti ad esercizi precedenti, sono inadeguate alle reali necessita’ della città».

Altro capitolo riguarda «la conduzione fallimentare delle società comunali che gestiscono servizi pubblici strategici, così come è palese la mancanza di interesse pubblico alla partecipazione del Comune in numerose altre» con il risultato che  «tutte sottraggono risorse importanti al bilancio comunale.»  Poi c’è l’annoso problema del patrimonio  comunale che «da elemento di costo» dovrebbe diventare «preziosa risorsa».  E’ assurdo, ha aggiunto, che il Comune «titolare di un vasto patrimonio immobiliare, sia costretto a sopportare oneri per far fronte alle proprie necessità». Quindi questo patrimonio «va messo a reddito: da una parte attuando programmi di dismissione finora solo annunciati e dall’altra garantendo una gestione corretta ed efficiente del patrimonio che non può essere alienato».

Ma le contestazioni di Bianchi sono ancora più stringenti: «Ci ha sbalordito la vicenda delle torri dell’Eur – prosegue – puntuale progetto di riqualificazione autorizzato e poi annullato. E che fine ha fatto il progetto di riqualificazione di Guido Reni? E’ stato approvato dall’Assemblea capitolina con delibera di indirizzo dell’agosto del 2014 e poi forse abbandonato in un cassetto di qualche ufficio comunale» mentre dopo 10 anni non ci sono ancora decisioni chiare sulla riqualificazione dell’area ex Fiera di Roma sulla Colombo. In assemblea l’assessore Berdini ha guadagnato tempo puntando sul “patto per Roma” con il governo che, dopo il referendum, dovrebbe garantire le risorse necessarie per rilanciare la città, contrariamente a Milano “che va di moda” la quale ha già ottenuto 3 miliardi. A nostro avviso non regalati ma frutto di un preciso programma di sviluppo urbano che non ci pare nei programmi di Berdini e della Raggi.

All’assemblea assente anche Nicola Zingaretti sostituito dall’assessore alle attività produttive Fabio Refrigeri che ha parlato della  legge di riforma della governance dell’area metropolitana con una ridistribuzione di competenze tra Comune e Regione per evitare «che un progetto pensato dieci anni prima venga messo a cantiere dieci anni dopo per essere inaugurato chissà quando».

Nel complesso  una sconfortante assenza delle istituzioni locali che in altri tempi non perdevano l’occasione di questa passerella. Aspetto non sottovalutato dal presidente della Camera di commercio Lorenzo Tagliavanti, il quale si dice depresso «nel vedere quanto le città nel mondo vadano veloci, con idee nuove e sfruttando al meglio le nuove tecnologie e poi vedere le difficoltà di Roma a trovare il bandolo della matassa. Roma non si è fermata solo per motivi economici bensì per mancanza di idee e progetti.» La città potrebbe ripartire  «ma nessuno deve avere l’arroganza di dire che lo vuole fare da solo. Una Camera di commercio da sola, l’Acer da sola o un assessore da solo non ce la possono fare. Siamo condannati alla collaborazione senza perdere tempo nel rimpallare le colpe a chi c’era prima».

Un richiamo al primato della politica che rischia di cadere nel vuoto di una perenne campagna elettorale, oggi per il referendum domani chissà. Ma se l’assemblea Acer può aspettare un altro anno il tessuto produttivo delle costruzioni langue e gru per le grandi opere in giro non se ne vedono. Con tanti saluti alla occupazione del settore e dell’indotto.
Giuliano Longo

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