di ALBERTO SAVA
L’architetto Enzo Cera, unitamente alla maggioranza dei residenti di Ceri, è l’estensore delle lettere inviate al sindaco di Cerveteri per chiedere aiuto nell’affrontare l’impari lotta dei cittadini del Borgo contro Acea. Il testo che segue è l’ultima delle missive indirizzate a piazza Risorgimento, rimaste tutte senza risposta.
IL CASO
Ed ora veniamo ai fatti. Sulle bollette che Acea invia a Ceri, con la richiesta di pagamento della quota di depurazione dovuta all’impiego di un depuratore mai installato, esiste una corposa documentazione, accumulatasi in due anni di vani tentativi di rompere il “muro del silenzio” del Comune e della stessa Acea. Per date e titoli il crono programma che oggi è sfociato in un “class action” contro Acea, e la brutta figura del sindaco Pascucci su Rai 3, seguita a quella su La7 per l’affaire Campo di Mare, per il suo disimpegno verso i problemi dei cittadini, ma soprattutto di Cerveteri. Tutto inizia nell’agosto del 2012, quando vennero consegnate al protocollo di Acea le 24 richieste di restituzione della quota di depurazione. Nel febbraio del 2013, Acea fu messa in mora violazione del codice etico. Nel dicembre 2015, furono poste in essere due azioni: un reclamo ad Acea e una richiesta di assistenza alla associazione consumatori Codici. Trascorso invano il tempo, nel giugno del 2016 è stato di nuovo inoltrato un reclamo. Nel luglio di quest’anno, è stata recapitata un’ingiunzione di pagamento all’Acea per la restituzione di quanto indebitamente pagato, ed è stato contestualmente e formalmente interpellato il sindaco di Cerveteri per un intervento. Nel mese di settembre, dopo anni, l’Acea ha risposto ai cittadini di Ceri con modalità “risibili”.
LA LETTERA A PASCUCCI
Ed ecco il testo dell’ultima significativa lettera al sindaco Pascucci, firmata dall’architetto Enzo Cera. “Le avevo inviato, in data 15/07/2016, una email sui problemi imposti ai cittadini dalla dannosa gestione Acea. In particolare chiedevo ed auspicavo un suo interessamento in merito alla richiesta presentata il 12/08/2014, dagli abitanti del borgo di Ceri, ad Acea Ato2. Come lei ben sa il borgo di Ceri è sprovvisto da sempre di un depuratore quindi, nelle nostre 24 istanze, chiedevamo alla società la restituzione della quota di Depurazione secondo quanto disposto dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 335 del 2008. Tale richiesta, nonostante i ripetuti reclami, è rimasta per ben 2 anni senza un cenno di risposta da parte della Società di gestione dell’acqua. Come ulteriore beffa, la depurazione appare ancora pesantemente (40% del totale… mica poco!) nelle nostre bollette. Cornuti e mazziati! Purtroppo devo constatare che anche i miei ripetuti appelli per un intervento di tutela da parte della nostra Amministrazione Comunale sono rimasti a tutt’oggi inascoltati. Siamo stati costretti a chiedere l’intervento di un avvocato per tentare di vedere riconosciuti i nostri diritti e stiamo quindi percorrendo la strada della “Class Action”. Nel frattempo, dopo 2 anni di inutile attesa per una risposta di Acea, avevo ritenuto giusto, motivandolo nei miei personali reclami, sottrarre dai pagamenti delle mie ultime 2 bollette la “tangente” depurazione (40% della bolletta… mica poco!) per un depuratore mai esistito a Ceri. L’Acea come risposta, questa volta rapida, mi aveva inviato un sms, una email ed infine una raccomandata nella quale minacciava di chiudere il contatore se non avessi pagato l’intera bolletta. Sono stato obbligato a pagare! A tal proposito il nostro avvocato mi scrive…. “Tuttavia, l’averti sostanzialmente costretto a pagare anche la quota non dovuta per il timore del distacco, a ns avviso potrebbe integrare (tenuto conto soprattutto di quanto contenuto nelle missive indirizzate all’Ente) gli estremi della ipotesi di reato di estorsione: si potrebbe presentare (è il ns consiglio) un esposto/denuncia alla Procura della Repubblica di Civitavecchia affinché il Magistrato operi ogni migliore valutazione”.
Stiamo quindi per inoltrare l’esposto/denuncia. Finalmente, qualche giorno fa, mi arriva da Acea, tramite 2 lettere uguali, la prima risposta dopo 2 anni di attesa; questa la conclusione di Acea: “A voi abitanti di Ceri non spetta alcun rimborso e dovete pagare la quota di depurazione perché a noi (Acea) risulta che scaricate nel depuratore”. Ormai siamo al ridicolo! Va ricordato che l’Acea da anni sta progettando i lavori per il depuratore di Ceri mentre da sempre il borgo scarica la sua fatiscente fogna direttamente nel fosso Sanguinara che, rapidamente, conferisce il tutto a mare. Lei ci aveva presentato l’Acea come “Una società di grandi capacità tecniche, la sola che possa garantire grandi investimenti insieme ad una corretta esecuzione e gestione di grandi impianti come i nostri acquedotti con relative reti fognanti e depurazione”. Quella che conosciamo noi utenti è la vera Acea: un muro di gomma assolutamente inaffidabile; una società di gestione dell’acqua pubblica che realizza gli impianti con i nostri soldi non dovuti. Rinnovo pertanto all’Amministrazione comunale la richiesta di interessarsi, nel modo che riterrà più opportuno, della nostra vicenda perché credo che, a questo punto, un vostro intervento debba necessariamente rientrare nei doveri di un Comune verso i suoi cittadini. Resto disponibile per ulteriori chiarimenti mentre la ringrazio per quanto vorrà adoperarsi a favore degli abitanti del Borgo di Ceri”.
L’articolo in versione integrale sul Giornale della Provincia di sabato 3 dicembre 2016