“Genesi della vicenda”. Questo è l’incipit dell’ordinanza del Gip che ha autorizzato l’arresto di Raffaele Marra ‘apprezzato’ dirigente del comune di Roma sempre difeso da Virginia Raggi e accreditato come suo braccio destro nelle cose del Campidoglio.
«La presente vicenda – scrive l’ordinanza che ha portato all’arresto anche del quasi ottuagenario costruttore Sergio Scarpellini- si è sviluppata nell’ambito delle indagini svolte nei confronti di un sodalizio criminale dedito alla realizzazione di gravi delitti contro il patrimonio, capeggiato dal noto pregiudicato romano, Vitale Manlio». Alt, e qui ci fermiamo perché Manlio detto “er Gnappa”, fu uomo importante della banda della Magliana che, come Carminati, proviene dagli ambienti della destra eversiva degli anni 80, gente dalla pistola facile.
Succede che la compagna der Gnappa , Caterina Esposito Carbone incappi nelle intercettazioni dei Carabinieri. «La donna, assunta a sommarie informazioni perchè chiarisse le accuse esplicitamente rivolte nei confronti del predetto (Gnappa) in alcuni messaggi telefonici a lui inviati, riferiva tra l’altro, di avere più volte accompagnato il Vitale nei pressi del Senato, ove egli si recava ogni giovedì per ricevere dalla persona incontrata una consistente somma di denaro».
Prima domanda da chi? «Gli accertamenti conseguentemente svolti – prosegue l’ordinanza del Gip – facevano ipotizzare che la ragione di dette indebite dazioni di denaro fosse da ricondurre ad una attività di natura estorsiva e pertanto, individuata la presunta vittima nell’immobiliarista romano, SCARPELLINl Sergio, si dava avvio ad operazioni di intercettazione telefonica sulle utenze in uso a quest’ultimo ed alla sua collaboratrice LAVARELLO Ginevra».
Ok, qui cominciano i guai di Marra che chiede alla Lavarello aiuto allo Scarpellini perché intervenga su Caltagirone per bloccare la campagna stampa del Messaggero contro di lui. A Giugno Raffaele era preoccupato di perdere quella posizione chiave (che perderà successivamente per assumere quella altrettanto strategica della direzione del personale) di vice capo di Gabinetto di Frongia, che poi diverrà vice della Raggi. Così, nel panico, chiacchiera a ruota libera.
«Eh, io sto a disposizione …» di Scarpellini insiste Marra nelle intercettazioni. Proprio adesso che era al top del Comune e stava «organizzando tutto» teme che lo fottano da vice capo di gabinetto con il rischio che «in tre giorni divento l’ultimo coglione». Perché, insiste Marra lui è «sempre a disposizione» di Scarpellini, per quel sodalizio ben remunerato che parrebbe avergli fruttato oltre un milione in appartamenti. A questo punto lasciamo Marra alle sue dolorose rimostranze e torniamo “ar Gnappa”.
Perché ci punge vaghezza che quel mondo di mezzo, fra criminalità e affari, vada ben oltre il Buzzi e le cooperative sociali, ma coinvolga il nocciolo duro del mattone, nel quale inseriamo a pieno titolo le decine di milioni facili per i punti verdi qualità (è una nostra fissa). Dunque er Gnappa si reca nei pressi del Senato per incassare “qualche migliaia di euro” da ricondurre a Scarpellini, accenna l’ordinanza del Gip.
Ma perché un potente immobiliarista che ha interessi milionari sulla Romanina e che fino a qualche tempo fa affittava al Comune e affitta attualmente alle istituzioni fior di immobili avrebbe dovuto elargire “qualche migliaia di euro” ar Gnappa?
E perché se Scarpellini era vittima di estorsione da parte di un ex esponente della Banda della Magliana che si trova in carcere per tutt’altro?
Manlio Vitale è stato arrestato a marzo del 2016, perché ritenuto dagli inquirenti il capo di una banda dedita a rapine, ma nessun cenno ad attività di tipo estorsivo.
E infine, se “Er Gnappa” era in carcere da marzo, quale pericolo correva ancora l’immobiliarista a giugno, quando gli inquirenti incrociano le telefonate di Marra alla sua segretaria?
Osiamo dire che, come nel caso di mafia capitale, si parte sempre da intercettazioni che riguardano quel mondo dei ‘neri’, storicamente eversivi, da sempre intrecciato con la criminalità. Poi curiosamente si scoprono altri filoni. Un mondo che con Alemanno (di cui Marra fu anche portaborse) ha trovato spazio perché proliferava già sottotraccia (se volete) e probabilmente esiste ancora incistato nel profondo della diffusa corruzione di questa Capitale.
Giuliano Longo
Francois de Quengo
De Tonquedec