Rissa a sprangate nel campo rom di via Salone

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Nemmeno la presenza dei vigili, impegnati nel campo di Via di Salone per redigere il censimento del Comune sui rom residenti, ha impedito a un gruppo di nomadi di regolare le proprie faide interne, a colpi di spranghe e bastoni. Immediata la richiesta di aiuto, raccontano gli agenti, cui è conseguito l’intervento di altre pattuglie del gruppo VI Torri e Sicurezza con i militari dei Carabinieri della compagnia di Tivoli. Gli agenti sono riusciti a trarre in arresto cinque dei partecipanti alla rissa, sorpresi mentre erano ancora intenti a suonarsele di santa ragione, mentre sono tuttora in corso le ricerche degli altri partecipanti, che si sono dati alla fuga all’arrivo dei rinforzi. Poco dopo i militari del Corpo Forestale e la Polizia locale hanno effettuato un controllo sulla regolarità del campo per rimuovere veicoli e roulotte fuori uso, senza targa o senza numero di telaio abbandonati sul terreno circostante il campo. Di fronte alle forze dell’ordine lo spettacolo (peraltro noto da anni) di porte divelte, telecamere danneggiate e rifiuti ovunque. All’interno del campo sono stati effettuati controlli e censimento delle persone presenti, che hanno portato ad accertare l’occupazione abusiva di un container. Ma dove sta la novità che fa indignare la sindaca Raggi e scatenata destra e neo fascisti che sui rom pensano di camparci politicamente? Basta ripercorrere le nostre cronache di questi anni per documentare lo stato di progressivo degrado dei campi un tempo gestiti e in qualche modo controllati, dalle coop sociali di Buzzi. Ne diamo una parzialissima cronistoria a titolo puramente semplificativo. Il 4 marzo 2011 si svolgeva alle 6 di mattina un intervento all’interno del campo di via di Salone con venti agenti del Coordinamento operativo controllo dei campi nomadi della Polizia Municipale, diretto dal comandante Antonio di Maggio, funzionario di collaudata esperienza sulla questione Rom. Quel giorno si scoprono le pessime condizioni in cui erano costretti a vivere diversi minori. A quanto riferito dalla Municipiale i piccoli vivevano «in ambienti malsani e insicuri. Alcuni erano rimasti anche vittime di incidenti subendo lesioni che il più delle volte non venivano neanche denunciate». Il 28 novembre 2013 sempre il Corpo Forestale rimuoveva  veicoli e roulotte fuori uso senza targa o senza numero di telaio  constatando il solito sfacelo delle strutture del campo. La stessa operazione veniva ripetuta il primo luglio 2014 con gli stessi esiti. Idem il 25 luglio 2015 e nel dicembre dello scorso anno. Quindi non si può dire che da oltre 5 anni si scopra l’acqua calda non solo del progressivo degrado di quel campo, ma anche di palesi situazioni di illegalità che ormai affiorano dalle cronache quotidiane. Per di più con scontri permanenti fra le diverse etnie presenti in quel campo e altrove (Bosniaci, rom rumeni, serbi, kossovari, ecc) che negli anni si sono stratificate e si combattono per il controllo di quelli che possono ormai venir definiti i covi per soggetti pluripregiudicati. Questo non vuol dire, contrariamente agli strilli di destra e neofascisti, che i residenti di quei campi siano tutti delinquenti, ma è indubbio che è difficile sopravvivervi se non ci si assoggetta alle regole imposte dai caporioni. Si ricorda ancora che il 25 luglio 2015 sempre in via di Salone, divampò un incendio che distrusse  2 container, all’interno dei quali non era presente nessuno. Questo era già il terzo intervento dei pompieri in quel campo nomadi dove venivano, e vengono, generalmente messi a fuoco anche cassonetti e immondizia. Già allora due gruppi di decine di persone, uomini e donne si erano fronteggiati armati di coltelli e bastoni. Ricordiamo che sempre nei campi nomadi oltre ai servizi delle cooperative sociali era stato istituito sino al 2013 un servizio di vigilanza privata, successivamente smantellata con il fallimento dell’istituto incaricato. Alcuni di questi operatori subirono minacce gravi e percosse di cui portano ancora i segni, solo perché segnalavano alle forze dell’ordine i ‘movimenti’ illeciti all’interno del campo. Nulla di nuovo sotto il sole dunque. Tuttavia attendiamo con scarsa fiducia sulla sua operatività il nuovo piano della Raggi, piano già proclamato a suo tempo da Alemanno e poi da Marino. Mentre confidiamo nell’assidua azione di controllo e repressione delle forze dell’ordine se non altro perché i ras non amano vedere sempre da torno divise. I ras dei campi infatti praticano ben altri affari e lo confermano i frequenti sequestri di danaro, gioielli e oro non sempre di provenienza furtiva, anzi, gruzzoli accumulati con la fatica del malaffare.

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