Roma, Codici: «Sospetto caso di mucca pazza, muore ingegnere»

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Un ingegnere romano di 62 anni è morto mercoledì 1 febbraio al Policlinico di Tor Vergata, a Roma. «La sua morte – afferma Codici – desta una certa preoccupazione rendendo nuovamente attuale l’allarme mucca pazza.
Da anni i rischi legati alla malattia della mucca pazza sembravano ormai tramontati, dal momento che la vicenda non conquistava più le luci della ribalta mediatica. Al contrario di quanto si pensi però, questo fenomeno è tutt’altro che un lontano ricordo. Come la meningite, solo quando i media se ne appassionanono diventano delle emergenze, anche se solo mediatiche, eppure la mucca pazza è ancora li viva in mezzo a noi, più di quanto pensiamo».
Da anni Codici continua ad «affermare quanto in realtà questa minaccia sia rimasta viva e a denunciare la mancata campagna informativa e i dubbi criteri di classificazione dei casi. E’ difficile enumerare gli effettivi casi di mucca pazza, dal momento che vi sono forti dubbi in merito alla cura con cui vengono segnalate le forme probabili o certe della malattia di Creutzfeld-Jacob». Codici nel 2014 presentò «due esposti, uno alla procura di Caltanissetta e uno a quella di Reggio Emilia per vederci chiaro dopo dei sospetti casi di mucca pazza in quel periodo. Più volte l’Associazione Codici è tornata sul caso, rilanciando l’allarme e precisando che nel registro tenuto dall’Istituto Superiore di Sanità infatti sono inseriti solo i casi riconosciuti con “accuratezza diagnostica superiore al 95%”. E gli altri? Tutti gli i casi che non raggiungono il 95%?» 
In merito a questo aspetto Codici ritiene necessaria un maggiore senso dello Stato da parte delle autorità, stabilendo dei criteri più precisi per la diagnosi in modo tale da contenere subito un’eventuale nuova diffusione della malattia, a maggior ragione dopo l’ultimo caso sospetto rilevato nella giornata di ieri.
«Quante altri morti dovranno verificarsi prima che si ponga la dovuta attenzione sul caso? – dichiara Luigi Gabriele Affari Istituzionali Codici – Ci appelliamo ai Media a cui chiediamo invece di mantenere alta l’attenzione sulla vicenda con lo scopo di fare chiarezza e assegnare il giusto peso mediatico a questo fenomeno e far aprire gli occhi alle istituzioni una volta per tutte».

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