Era davvero affollato il teatro Tognazzi di Velletri dove l’associazione “Noi domani” ha organizzato ieri un incontro con la conduttrice televisiva Bianca Berlinguer, l’ex capogruppo ed esponente della sinistra del Pd Roberto Speranza, che ai Castelli è quasi di casa grazie alla associazione promossa da Carlo Ponzo e Daniele Ognibene. Guidati nel confronto dal giornalista del gruppo Espresso Alessandro De Angelis, il confronto si è sciolto gradevolmente per quasi due ore fra gli applausi di un pubblico che ne sottolineava gli aspetti anche più polemici nei confronti del Pd di Renzi. Una platea tutta di sinistra, tanto per essere chiari, con la presenza di sindaci amministratori del Pd, ma anche di tanta gente che da tempo ha abbandonato la propria militanza in quel partito. Una sala affollata anche da persone, militanti, dirigenti che noi di Cinque abbiamo conosciuto negli anni quando ancora il Pd viaggiava a gonfie vele nei Castelli Romani e non solo.
Un incontro di nostalgici o di delusi? Oppure di quanti a sinistra vogliono tornare a fare politica sui territori magari sotto le bandiere del nuovo partito agitato come un nodoso brandello sulla testa di Renzi dal Lider Maximo? Certamente non è stato tenero Speranza verso il suo partito in cui è minoranza. Un Pd che non si occupa delle abissali diseguaglianze, dell’impoverimento di larghi strati sociali, affascinato da una globalizzazione che sta creando più danni del previsto lasciando spazio al cosiddetto populismo di Trump, Le Pen e tanti altri. Succede allora che a una grande apertura globale di mercati e finanza, hanno dettogli oratori, fa seguito una volontà popolare chiudersi e rattrappirsi nel ‘sovranismo’ dei propri confini.
Secondo Speranza l’incapacità di dare risposte a questi ceti sociali impoveriti ed esclusi penalizza il Pd, anche se Bianca Berlinguer, quasi in sottile polemica con i Bersani e i D’Alema, ha ricordato che questa crisi di identità e di organizzazione del partito nasce ben prima di Renzi.
Nel frattempo le agenzie battevano notizia che Renzi domani alla direzione del Pd ci andrà dimissionario per convocare il congresso blitz e andare alle elezioni massimo a settembre. Così in molti presenti è rimasto il dubbio su cosa farà la sinistra che vede deluse tulle le sue richieste all’attuale segretario (congresso in autunno ed elezioni il prossimo anno). Di certo, come ha detto Bianca, la perdita di contatto con la base di un partito che non discute più crea l’impressione fra la gente che nel Pd (con poche idee che non siano quelle di un leader che comunica direttamente con il popolo) tutto sommato si stia solo svolgendo una lotta di potere e non altro. Potremmo sbagliarci, ma in platea una certa aria di scissione già circolava.
Giuliano Longo