Protesta dei pescatori a Montecitorio tra fumogeni e bombe carta: due fermati

L'assessore di Civitavecchia D'Antò invita il ministro Martina a tutelare l'economia nazionale

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I pescatori dell’Associazione Marinerie d’Italia stanno manifestando dalle 14 di oggi con cartelli, fischietti e petardi davanti all’obelisco di Montecitorio per protestare contro le ultime novità contenute nella legge 154/2016 che inasprisce, in particolare, il regime sanzionatorio nella normativa sulla pesca con multe estremamente salate per chi commette infrazioni.

A guidarli il presidente nazionale Francesco Caldaroni che ha invitato le delegazioni di tutti i gruppi parlamentari al sit-in per porre la questione delle “gravi problematiche del mondo della pesca penalizzato dalle regole dell’Unione Europea e non supportato dal governo italiano”. Nella piazza, presidiata dalle forze dell’ordine, sono state esplose numerose bombe carta e accesi fumogeni rossi. Gli agenti di polizia del commissariato Trevi Campo Marzio hanno fermato due persone: uno di questi, riferisce la Questura, in tasca nascondeva un artificio pirotecnico di IV° categoria. I due verranno denunciati per esplosione in luogo pubblico di materiale pirotecnico.

Per spiegare meglio le ragioni della loro protesta, i pescatori hanno portato l’esempio di una cassetta di pescato del valore di 50 euro, all’interno della quale la presenza di un solo pesce sotto taglia potrebbe portare a una sanzione fino a 5 mila euro; un gap che può arrivare a un rapporto di 1000 a 10 tra multa e valore dell’eventuale pescato.

“Esprimo tutta la mia vicinanza alla categoria dei pescatori, realtà importante per la nostra città e per il nostro paese, in merito alla manifestazione odierna” ha commentato l’assessore alle Attività Produttive di Civitavecchia Enzo D’Antò. “Il mondo della pesca, che già sta subendo in maniera oltre modo severa gli effetti della crisi economica – ha spiegato –, si trova a pagare ingiustamente il prezzo di politiche comunitarie inadeguate, come altrettanto inadeguate si sono rivelate le normative nazionali. L’inasprimento delle sanzioni economiche è soltanto l’ultimo di una serie di provvedimenti sproporzionati e vessatori a danno di un mestiere che, continuando di questo passo, rischia di scomparire del tutto dalle tradizioni lavorative nazionali arrecando un ulteriore danno alla nostra economia in favore di paesi limitrofi che non sono obbligati a rispettare le stesse inadeguate regole. Invito pertanto il ministro Martina ad ascoltare con la massima attenzione le istanze che saranno oggi rappresentate al fine di tutelare un pezzo fondamentale della nostra storia e dell’economia di molte città”.

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