Sempre più drammatica la situazione della sanità pubblica del Lazio, nonostante gli annunci della Ministra Beatrice Lorenzin e i piani assunzionali varati dalla giunta Zingaretti. I dati sono impietosi: negli ultimi 10 anni (dal 2006 al 2016) il personale del servizio pubblico del Lazio è passato da 54.727 unità a 43.233, con un saldo negativo di 11.494 unità tra operatori del comparto e infermieri.
Durante il commissariamento della sanità del Lazio si è perso oltre il 20% della forza lavoro, con conseguenze disastrose per qualità dei servizi e organizzazione lavoro: -35% Asl Rm1; -27% Asl Rieti; -26% Asl Latina; -25% Azineda San Camillo Forlanini; -24% IFo ; -22% Azienda San Giovanni ; -22% Asl Frosinone ; -22 % Asl Rm2; -21% Asl Rm6; -19% Asl Rm5; -19% Asl Rm3; -16 % Ares 118 ; -12% Asl Rm4; -11% Asl Viterbo; -10% Isituto Spallanzani.
Anche nel 2016 il saldo tra nuove assunzioni e cessazioni è pesantemente negativo: -1.361 unità, di cui 989 perse dal comparto, 519 tra i medici e 70 nella dirigenza. Ed anche gli interventi regionali poco hanno ancora risolto. Ne è prova lo stallo in cui si trovano le Aziende sanitarie, che ancora oggi non hanno proceduto nella stabilizzazione del personale che il DPCM del 2015 consentiva di fare già dal 2016.
Il dato è ulteriormente confermato, per quanto riguarda il personale del comparto addetto all’assistenza (infermieri, Tecnici; O.S.S., ausiliari ecci.) , dalle migliaia di lavoratori che le Aziende Sanitarie ed Ospedaliere Laziali utilizzano in outsourcing, esternalizzando servizi alle cooperative e utilizzando agenzie interinali al posto di dipendenti con rapporto di lavoro subordinato.
Alcune aziende invece di seguire le indicazioni contenute nei DCA varati dal presidente Zingaretti inspiegabilmente decidono di bandire concorsi pubblici prima delle procedure di stabilizzazione. Le difficoltà incontrate dalle Aziende nel percorso della stabilizzazione che si trovano a far di conto con i limiti imposti dai decreti regionali e che necessitano di un risolutivo intervento del consiglio regionale.
La situazione è destinata a peggiorare: tra il 2017 e il 2018 si rischia di perdere altri 2.700 operatori, qualora il Governo imponesse un numero bassissimo di assunzioni, appena 300, contro i 3.000 pensionamenti in arrivo.
Il Lazio nel 2019 si troverebbe finalmente fuori dal commissariamento a livello contabile, ma avendo smantellato il servizio pubblico e perso 15.000 unità, il 27,4% del proprio personale, e portando l’età media a sforare la soglia monstre dei 55 anni.
Non staremo a guardare e metteremo in campo una larga mobilitazione sociale in difesa del pilastro del nostro welfare, a partire dagli “Stati Generali della sanità pubblica del Lazio” che si terranno il 23 marzo, un’assemblea pubblica degli operatori allargata ad associazioni e società civile, in cui stabiliremo la data dello sciopero e le modalità attraverso cui estendere il campo di una battaglia sociale su cui non faremo un passo indietro.