Roma, gli immigrati puliscono le strade e chiedono integrazione

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C’è chi la solidarietà se la va cercando rendendosi utile socialmente e non elemosinando davanti ai negozi su postazioni ormai divenute fisse. Come nel caso che vogliamo citare oggi. Da un po di tempo nelle sporchissime strade del quartiere san Giovanni appare il cartello che riproduciamo mentre solerti persone di colore spazzano i marciapiedi  trascurati da Ama, ingombri di foglie e monnezza. Non ti chiedono direttamente nulla basta che qualche volenteroso, in verità pochi, legga il loro messaggio e lasci qualche moneta.

Iniziativa meritevole e volontaria soprattutto a Roma nella quale potrebbe apparire una bestemmia antisindacale chiedere ai dipendenti Ama qualche ora di lavoro gratuito al mese magari per spazzare la strada di fronte alla loro abitazione. Iniziativa che in qualche paese civile ancora si realizza senza venir sollecitata dalle aziende per lo più municipalizzate e che addirittura era prassi nei defunti stati socialisti dove in verità non è che si lavorava molto. Figuriamoci poi se l’iniziativa (eppure casi recenti ce ne sono stati) venisse realizzata anche solo davanti ai condomini dove si abita. Semmai i volontari puliscono giardini e spazi verdi mentre i rami di fronzuti in alberi ci cadono in testa  semplicemente per il fatto che il verde era un tempo affidato alle esecrande cooperative sociali di Buzzi. Ovviamente con affidamenti diretti o proroghe, mentre oggi gli onesti grillini indicono bandi pubblici allo scopo, mentre gli alberi continuano a cadere ed il verde a degradarsi.

Si lo sappiamo, i razzisti nostrani tireranno fuori che dietro alla iniziativa di questi ‘negri’ ci sta probabilmente un racket, oppure qualche  Procuratore della Repubblica scoprirà, sollecitato sempre dagli onesti grillini,  che su queste iniziative ci speculano le Ong sfruttando i disperati. Eppure siamo convinti che i rovistatori di cassonetti, per lo più Rom e tanto compatiti da alcuni organi di stampa della bella gente, dovrebbero essere obbligati a ributtare la monnezza rovistata nei cassonetti che vanno svuotando di metalli da fornire a compiacenti grossisti del rottame.

E allora tanto vale sperare che analoga iniziativa si estenda nelle fila della più recente immigrazione, spesso clandestina o magari che i Comuni (come sta avvenendo al nord e già avviene talora per i carcerati) li destinino a lavori socialmente utili. A meno che Leghisti e grillini decidano di sostituire loro i ‘negri’ con poche ore di lavoro volontario anziché berciare sul web o nelle piazze.

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