“Siamo al paradosso: le aziende a rischio di incidente rilevante inserite nel censimento ufficiale che recepisce la direttiva europea Seveso III vengono costantemente monitorate secondo un rigido protocollo, rispetto ad altre che trattano materiali altrettanto pericolosi o, come in questo caso, rifiuti speciali, ma il cui ciclo produttivo è sottoposto solamente ad Aia (Autorizzazione integrata ambientale). Cresce quindi la preoccupazione per tutte quelle realtà che si trovano in una zona grigia e non sono costantemente controllate”. Legambiente interviene sull’incendio nello stabilimento della “Eredi Bertè” di Mortara.
“Noi ad esempio riceviamo segnalazioni frequenti da parte dei cittadini – si legge ancora nella nota -: cattivi odori, scarichi abusivi, emissioni di sostanze tossiche. Dopo Bruzzano a luglio, siamo oggidifronte all’ennesimo caso di incendio e siamo preoccupati per l’incremento di episodi di questo tipo per le potenziali ricadute sull’ambiente e la salute dei cittadini. È necessario uno sforzo ulteriore da parte dell’autorità giudiziaria e di controllo per comprendere se esiste un filo conduttore tra tutti questi casi”. Così Barbara Meggetto, presidente Legambiente Lombardia, sull’incendio divampato questa mattina nello stabilimento della “Eredi Bertè” di Mortara (PV)”.
Questo incendio è l’ultimo di una lunga serie di roghi che investe, pericolosamente, l’intero paese: negli ultimi due anni sarebbero più di 250 gli incedi in Italia in discariche e impianti di gestione dei rifiuti.
“Purtroppo assistiamo all’ennesimo potenziale disastro ambientale scaturito proprio da incidenti in impianti che, in teoria, dovrebbero invece consentire percorsi virtuosi e di economia circolare – aggiunge Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente -. Qualcosa non torna. Seguiamo da tempo con crescente preoccupazione questa strana epidemia di roghi che divampano in impianti di trattamento di rifiuti, da un capo all’altro del paese come quello di oggi avvenuto nell’imminenza di una ispezione dei tecnici dell’Arpa Lombardia. È sempre più forte il sospetto che dietro alle fiamme non ci solo tragica fatalità, visto che, se gestiti in piena sintonia con le normative ambientali e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, è evento rarissimo che i rifiuti prendano così facilmente fuoco. Invece i Vigili del fuoco continuano quasi ogni giorno a spegnere roghi in impianti del genere. Ci sono elementi che ci spingono a pensare al fatto che alcuni operatori del settore possano beneficiare di questi incendi al fine di far sparire le prove di comportamenti al di fuori della legge. Aspettiamo i risultati delle indagini già avviate dalla Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo di rifiuti presieduta dall’onorevole Alessandro Bratti e chiediamo alla Direzione nazionale antimafia, dal 2010 competente per le inchieste di traffico di rifiuti, di avviare ogni azione tesa a verificare eventuali profili illeciti, non solo di carattere mafioso”.