Il libro del sindaco di Amatrice “La scossa dello scarpone” è sicuramente un lavoro che intreccia la biografia di Pirozzi con la storia del terremoto del 24 ottobre, del dolore per le 239 vittime, ma parla anche di solidarietà e del futuro di quell’area devastata. A ben vedere è anche un manifesto politico sulla realtà di quelle migliaia di piccoli comuni italiani che legano la loro sopravvivenza a scelte politiche di fondo che riguardano i territori, le loro bellezze naturali e il loro patrimonio artistico.
Il libro che raccoglie un po’ tutte le esperienze e le idee che il sindaco ha maturato in questi 13 mesi, non risparmia critiche alle lentezze, talora colpevoli, di una burocrazia non solo lontana dalle emergenze, ma dagli stessi bisogni quotidiani dei cittadini. Come è avvenuto per il cratere di Amatrice dove non è certo mancata la solidarietà di tutto il mondo sin da quando quel 24 agosto 2016 il sindaco annunciò “Amatrice non c’è più”.
Ora che Amatrice esiste Pirozzi descrive puntigliosamente di quel moto di solidarietà nazionale ed internazionale che ha consentito, in parte, di superare ritardi e negligenze più frutto di meccanismi burocratici che delle volontà dei singoli.
Scarponi e felpa per il sindaco di Amatrice «sono il simbolo del lavoro e della fatica, sono necessari per avere una conoscenza a 360 gradi del territorio o “campo” nel quale si vive e si opera», ora «bisogna sporcarsi le mani e i piedi» per capire che «qui ad Amatrice, ora, servono poteri straordinari e provvedimenti veloci».
Per questo serve un coach, un mister che coordini e indirizzi la squadra e Pirozzi sembra fatto apposta per questo ruolo perché nella sua vita ha avuto due sogni «la politica e lo sport e mi ritengo un uomo fortunato perché sono riuscito a realizzarli entrambi: Sindaco di Amatrice e allenatore professionista».
Un coach che non disdegna le polemiche come avviene dopo ogni partita. Tanto che non si risparmia puntando il dito sul ritardo nella rimozione delle macerie o sulla consegna delle «casette». Ne servono circa 3.000, ma ai primi di agosto ne erano state consegnate solo 400 in 55 Comuni, il 4% del fabbisogno, e di queste Amatrice solo 190. «Di questo passo, si deduce che i Bandi di Gara Europei sono giusti nel merito, ma sbagliati nel metodo, e ho più volte ribadito – scrive – che bisogna evitare gare centralizzate, meglio sarebbe lavorare sulle procedure rendendole snelle in sinergia con i Sindaci, gli unici a conoscere le reali esigenze di un territorio».
Polemiche anche sui fondi disponibili per la ricostruzione minacciati da «un assalto alla diligenza» che cerca di ottenere «il non dovuto» con «fondi a tutti, non mirati» e secondo una logica clientelare.
Anche per questo «il vero nemico non è più il sisma, ma il non capire che in tempo di guerra – e noi lo siamo – servono procedure di guerra, e che per affrontare un nemico così forte non basta un instancabile spirito di sacrificio, senso del dovere, e grinta. Devi mettere gli Scarponi…»
Pirozzi, oltre che della sua carriera sportiva, racconta di quella di amministratore, e di fondatore e Presidente dell’Associazione dei Comuni Dimenticati con la quale «ho cercato di riportare l’attenzione di chi sta nei palazzi del potere sulle piccole realtà che tanto hanno dato e continuano a dare al nostro Paese grazie alle loro specifiche peculiarità».
Tuttavia riconosce anche i suoi limiti «so anche di essere un uomo scomodo agli occhi di chi considera la politica solo come un’opportunità personale, come spesso capita; posso diventare molto antipatico….»
Certamente risultò molto antipatico alla Polverini prima e Zingaretti poi per la sua battaglia in difesa l’Ospedale Grifoni che si voleva chiudere, questione poi risolta dal governatore. In quella occasione Pirozzi propose addirittura la secessione di Amatrice dalla Regione Lazio.
Ora la situazione è molto più complicata perché è necessario «un serio e convincente piano nazionale antisismico – non un maquillage – che genererebbe un circolo virtuoso di occupazione e sviluppo economico». Quindi spetta al Parlamento e allo Stato «prevedere un piano Marshall “antisismico” capace di dettare le linee guida per un futuro dove non si corra il rischio di rimanere sotto le macerie mentre si dorme».
«Oggi Amatrice c’è» scrive il sindaco e deve ripartire sua Grande Bellezza «che come tantissimi Comuni, ha tra i suoi elementi costitutivi un territorio da salvaguardare, una missione, quella di riportarli all’antico splendore…» Ma «non è possibile che il Centro Italia, così orribilmente mutilato dal sisma, continui a essere svantaggiato con tagli ai servizi e de-potenziamento delle attività produttive…. e debbano sottostare a mere leggi economiche che via via provocheranno la loro estinzione, oppure che le grandi periferie urbane sprofondino sempre più nel degrado e nella totale insicurezza».
Le decine di pagine de la “scossa dello scarpone” sono cronaca e racconto, ma altre decine disegnano una vera e propria vision politica di Pirozzi. Se la kermesse del 24 all’Eur sarà anche il primo passo per la presentazione di una sua lista alle elezioni regionali si vedrà. Intanto qualche “scarponata” qua e là l’ha pure data tentando di marcare la sua distanza dai palazzi della politica, ma, guarda caso, non dalle istituzioni.
Giuliano Longo