Elezioni regionali, si chiude un ciclo politico e si apre la stagione dell’incertezza

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L’approvazione, avvenuta ieri in Consiglio regionale, della manovra 2018, del rendiconto 2016 e dell’autorizzazione all’esercizio provvisorio fino al 31 marzo dell’anno prossimo (come d’altronde potrebbe accadere per altri comuni del Lazio)  segna  l’ultimo atto politico della giunta  Zingaretti che indirà  le elezioni per il 4 marzo, in concomitanza con le politiche. 

Tra le 6 Regioni che andranno al voto l’anno prossimo la sfida nel Lazio appare la più incerta. Al momento i candidati in corsa sono tre, il presidente uscente che tenta la riconferma per il centrosinistra, la deputata M5S Roberta Lombardi e il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. 

Nei cinque anni del suo mandato Zingaretti ha lavorato per il risanamento del debito della Sanità che uscirà dal commissariamento il prossimo anno dopo ben 10 anni, grazie a un lavoro di coordinamento e controllo delle centrali di acquisto, ma se la Regione non produce più disavanzo sanitario, resta evidente il problema  delle lunghe liste di attesa che spesso costringono i pazienti a rivolgersi alle strutture private. 

Per quanto riguarda  i trasporti la Regione ha acquistato 30 nuovi convogli da destinare alle tratte dei pendolari e ha rinnovato la flotta  del Cotral, l’azienda regionale dei pullman che oggi presenta i conti in ordine. Questi alcuni fra i risultati più rilevanti

Il partito del presidente , il Pd che dovrebbe essere il motore della sua campagna elettorale, risulta indebolito e da tempo ostaggio delle correnti, un partito che  è uscito con le ossa rotte soprattutto a Roma dopo la defenestrazione di Ignazio Marino e la netta vittoria di Virginia Raggi, perdendo anche il governo di numerosi comuni dell’Hinterland.

Tuttavia Zingaretti sta tessendo accordi  alla sua sinistra , contrariamente ai tentativi falliti dal suo partito con Fassino, portando a casa quello con Liberi e Uguali, il partito del presidente del Senato Grasso,  dopo essersi garantito da tempo il sostegno del vice presidente Massimiliano Smeriglio che con la sua componente ha prima oscillato verso gli scissionisti per poi aderire alla posizione di Pisapia. Lui, il governatore ci terrebbe a dare una immagine più civica alle sue liste, ma sa benissimo che senza la sinistra-sinistra nel Lazio si andrebbe sicuramente a sbattere. 

Di qui l’appello lanciato dal Governatore nei giorni scorsi alla unità della sinistra che in caso di vittoria attribuirebbe al Zingaretti anche un peso nazionale nel suo partito che non vive certo un periodo felice. 

Il traino delle elezioni politiche parrebbe avvantaggiare un centrodestra unito, che ha già governato due volte la Regione negli ultimi decenni, ma manca ancora l’intesa tra i leader di Forza Italia,Fratelli d’Italia e Lega sul candidato, a meno che non cadano la preclusione degli esponenti locali di Forza Italia e le perplessità di Berlusconi  sul nome di Pirozzi che come quarto incomodo rischia di far sfumare i sogni di gloria della destra. 

Resta dunque aperta la possibilità che, senza un nome condiviso, il centrodestra debba accordarsi con il sindaco di Amatrice che rivendica la sua autonomia dai partiti ma non nasconde il suo orientamento di centro destra.

Con l’approssimarsi della Epifania le decisioni della coalizione tardano a venire probabilmente in attesa di un accordo nazionale fra Berlusconi, la Meloni e Salvini che da solo sino ad oggi ha sostenuto Pirozzi, ma anche  di un convincente segnale di apertura alla coalizione da parte del sindaco di Amatrice. 

Chi è già nel pieno della  campagna elettorale da diverse settimane è la grillina Roberta Lombardi che ha battuto le provincie del Lazio  dove i 5 Stelle finora non hanno mai raccolto grandi consensi. Forte in vece della guida pentatsellata a Roma e in molti comuni della Città Metropolitana, la onorevole fa sapere che  Il suo programma elettorale è pronto e dopo la Befana la deputata inizierà a battere il territorio cercando di smontare la narrazione messa in campo da Zingaretti. 

Il grosso dei consensi per il Movimento dovrebbe arrivare dalle popolose cittadine dell’hinterland romano, Civitavecchia, Guidonia, Genzano, Marino, guidate da sindaci M5S. Anche se la vicenda  del sindaco di Pomezia, che contrariamente al regolamento ‘grillesco’ intende ricandidarsi, mette in difficoltà i pentastellati su tutto il bacino elettorale del Litorale e non solo. Insomma un Pizzarotti de noantri non aiuta certo la scalata di Roberta. 

Inoltre  le vicende della giunta  Raggi non sembrano garantire lo stesso bacino di voti del 2016, come   hanno dimostrato le recenti elezioni per il Municipio che comprende Ostia nonostante i toni trionfalistici di Virginia. Senza considerare gli smottamenti e le fughe di consiglieri pentatsellati in altri municipi di Roma che, dopo l’VIII dove si andrà a rivotare, denotano un certo nervosismo nella base del MoVimento sempre più partito. 

In questo quadro di incertezze anche i sondaggi che danno un testa a testa fra Zingaretti e Lombardi e un piazzamento di tutto riguardo a Pirozzi, lasciano il tempo che trovano anche se il confronto risulterà tripolare con il centro destra unito.

Per di più a urne chiuse (come d’altronde a livello nazionale) c’è il rischio  di una oggettiva ingovernabilità dell’assemblea della Pisana a meno che uno dei candidati non sfiori almeno il 40% e la maggioranza assoluta dei consiglieri, mission impossible con addirittura 4 candidati.  

C’è infine da dire che la vittoria di Zingaretti si collocò nella rimonta elettorale del Pd del 2013 quando questo partito ottenne una risicata vittoria alle politiche conquistando successivamente il  la Regione Lazio e il Campidoglio.

Oggi pare proprio che il vento spiri da altre parti, con un centro destra montante e i 5stelle che dai sondaggi risultano primo partito, sempre che la protesta e il rifiuto della politica che finora li hanno favoriti non si tramutino in cupa indifferenza che potrebbe riservare sorprese nell’urna.

Giuliano Longo

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