Era un’associazione con finalita’ di terrorismo aggravata dal carattere transnazionale quella cui apparteneva Abderrahim El Khalfi, il pizzaiolo marocchino arrestato a Roma il primo luglio del 2015 perche’ ritenuto il componente di una cellula terroristica che puntava, tramite attivita’ di proselitismo via web, al progetto e all’esecuzione di attentati in Italia e in Nord Africa. Lo ha deciso la seconda corte d’assise d’appello che ha ripristinato la condanna a 6 anni, due mesi e 20 giorni di reclusione, inflitta dal gup Monica Ciancio il 24 novembre del 2016, dopo l’annullamento con rinvio da parte della Cassazione della sentenza di secondo grado che riduceva a 4 anni e 8 mesi la pena per Al Khalfi a seguito dell’esclusione dell’aggravante della transnazionalita’. Il marocchino venne arrestato dai carabinieri del Ros nell’ambito di una indagine che chiamava in causa anche il connazionale Mohammed Majene e il tunisino Ahmed Masseoudi. Stando alla procura di Roma, Masseoudi avrebbe gestito le attivita’ del sito “i7ur”; El Khalfi, invece, oltre a curarne una sezione, si sarebbe occupato delle spese di finanziamento. Majene sarebbe stato l’ideologo del forum e l’autore di documenti molto noti tra i seguaci di Al Qaeda, pubblicati in altri siti jihadisti.