Il tocco finale al suo piano industriale RAI, l’AD Salini deve averlo dato dopo il suo incontro l’altro ieri con Matteo Salvini, sempre molto attento alle vicende e agli organigrammi dell’emittente pubblica, nonostante le proteste del solito Anzaldi (PD) della Commissione parlamentare di vigilanza.
Fatto sta che oggi il CdA di sua pubblica emittenza ha dato il via, a maggioranza, al piano industriale 2019-2021 cui Salini stava lavorando da tempo. Contro hanno votato i consiglieri Rita Borioni in quota PD e Riccardo Laganà in rappresentanza dei dipendenti RAI.
“Tra gli obiettivi del piano – recita il comunicato stampa- l’elaborazione di contenuti pensati per piattaforme digitali e un’organizzazione e una cultura della Rai focalizzate sul prodotto e sulle aspettative del pubblico. In questa prospettiva – spiega ancora il comunicato – si vanno a costituire le direzioni “orizzontali”: intrattenimento prime-time, intrattenimento day-time, intrattenimento culturale, fiction, cinema e serie tv, documentari, ragazzi, nuovi formati e digital, approfondimenti”. Per di più come previsto dal Contratto di servizio “l’offerta sarà ampliata attraverso un canale in lingua inglese, con un palinsesto basato su produzioni originali, contenuti provenienti da archivi Rai, spazi informativi e eccellenze cinematografiche italiane sotto-titolate. Il canale in inglese sarà prodotto e distribuito da Raicom”. Il Piano – spiega ancora la nota – “introduce inoltre un canale istituzionale, allo scopo di avvicinare cittadini e istituzioni, promuovendo la conoscenza delle stesse tramite un palinsesto dedicato. All’interno della strategia multipiattaforma, sarà potenziato e valorizzato il ruolo della radio e la relativa offerta, attraverso un’attenta definizione dei target per una fruizione autenticamente multimediale”.
Per quanto riguarda l’informazione, il piano prevede di mantenere ‘autonomi’ Tg1, Tg2 e Tg3 (e te pareva) e di potenziare il polo all news con la creazione di una testata multipiattaforma che integri Rainews, rainews.it, TGR e Televideo.
Autonomia delle testate che ci risulta non fosse inizialmente negli intendimenti di Salini che preferiva unificarle in un unico polo infomativo, ma lui stesso, in una lunga intervista al Corriere giorni fa, faceva capire la difficoltà di smantellare situazioni di privilegi ossificate nei decenni.
Al piano hanno lavorato più mani a partire dal Presidente Foa al consigliere d’ amministrazione Rossi in quota Fdi. Dell’ antico piano Verdelli, dei tempi di della Rai renziana, resta ben poco e più che un piano industriale vero e proprio appare come una verniciatina ai consolidati assetti attuali.
Ma le rivoluzioni, anche se positive e talora vivificanti, nuocciono al corpaccione della pubblica emittenza e questo l’hanno capito al volo anche i due partner del “governo del cambiamento”.
Lucignolo