L’emergenza rifiuti precipita. Ma Fortini dov’era?

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Topi Roma Lorenzin

Essere un uomo di fiducia del Pd non significa sempre essere un manager efficiente. E sicuramente il dimissionario presidente dell’Ama Fortini uomo del Pd lo è, avendo rivestito incarichi importanti sempre nel settore ambientale e ruoli politici anche nell’allora Pds toscano, per approdare nel 2008 all’Asia di Napoli, equivalente di Ama, con l’allora sindaca Rosa Russo Jervolino. Capitato nel pieno dell’emergenza rifiuti partenopea nel gennaio 2010, fu uno dei più tenaci sostenitori del termovalorizzatore di Acerra e della discarica di Chiaiano che, fra malavita e genuine proteste popolari, costituì un serio problema di ordine pubblico. Non solo, ma se non andiamo errati, partì da lui la proposta di tanti piccoli inceneritori territoriali incappando nella ostilità di De Magistris.

VERSO ROMA – Viene quindi chiamato nel gennaio 2014 nella Capitale dopo la chiusura di Malagrotta che Marino concordò con Zingaretti, senza prevedere una temporanea discarica di servizio la cui funzione sarebbe ancora nei pensieri dalla Regione. Così si mette all’opera con l’allora assessora Estella Marino del Pd, completamente assente dalle cronache e dalle polemiche di questi giorni, diventando un fiero oppositore dei bruciatori. Coerentemente con la linea della Pisana che comunque mantiene in Regione 6 discariche di rifiuti debitamente trattati come vuole la normativa europea. Nei 34 mesi di permanenza ad Ama occorre dire che a Fortini non è mancata la verve comunicativa con un profluvio di dichiarazioni, comunicati e interviste debitamente amplificate dai media. Il bel tacer non fu mai scritto, così il presidente Ama a telecamere accese e dopo l’audizione in commissione Ecomafie ha ammesso candidamente che a Roma il ciclo dei rifiuti non esiste. Affermazione temeraria perché qualcuno potrebbe chiedergli cosa ha fatto dal gennaio del 2014 ad oggi per una azienda di 8.500 dipendenti. Eh sì, perché questo fallimento conclamato c’entra poco con la neo assessora Muraro. La quale peraltro non ha ancora imparato che un pubblico funzionario, come lo è lei, non dovrebbe comunicare sul lucroso (per lui e Casleggio Junior) blog di Grillo, ma tramite fior di addetti agli uffici stampa del Comune ad oggi pagati senza far nulla.

CONTRO LA MURARO – Premesso tutto ciò di fronte ai commissari e supportato dal senatore ed ex assessore Esposito (ma guarda un po’) non ha lesinato stilettate alla Muraro consulente Ama dal 2004 e che Fortini voleva riconfermare nella consulenza agli inizi di quest’anno. Poi, per dimostrare il conflitto di interessi che dovrebbe travolgere l’assessora afferma: «La dottoressa Paola Muraro in Ama non era semplice consulente, era una persona influente» tanto da favorire una sua protetta assunta con la parentopoli di Panzironi e proteggere un dirigente Ama allora indagato dalla Procura di Velletri per i rifiuti che venivano bruciati a Colleferro. C’è di più, perché Fortini insinua che l’assessora già consulente, percepiva i suoi lauti compensi quando il re della monnezza era ancora Manlio Cerroni che faceva il bello e cattivo tempo con la discarica di Malagrotta e i con suoi impianti. Impianti che Fortini non ha mai nascosto di voler sequestrare, magari manu militari. Eppure gli impianti Tmb da soli non risolvono i problemi perché si limitano a separare e spedire altrove gli scarti. Infatti rappresentano solo il trattamento dei rifiuti che devono venir bruciati altrove se non gettati in una discarica di servizio tritati e igienizzati. Questo significa che a Roma non ci sono impianti di riutilizzo dei rifiuti come combustibile, di qui la loro esportazione al Nord e a breve in Germania. I Tmb sono 4, due di Ama e due di Cerroni che complessivamente lavorano 2.300 tonnellate giorno contro le 3.000 necessarie, così Ama deve ricorrere ad altri impianti in regione. Poi ci sono due piccoli tritovagliatori mobili che Marino e Fortini alcune estati fa vantarono come la soluzione dell’emergenza rifiuti. Dai Tmb si ottiene la frazione organica (residui alimentari e così via), che a Roma è 31% della spazzatura trattata perché non continui a marcire e fermentare. Poi c’è la produzione di Cdr (combustibile derivato dai rifiuti). Dai Tmb di Roma escono anche piccole quote di materiali ricuperabili, mentre l’umido organico viene mandato in Veneto per farne concime agricolo dato che l’impianto per il compost di Maccarese è troppo piccolo. Il cdr che esce dai Tmb viene bruciato a Colleferro e San Vittore, ma i due impianti non bastano quindi tonnellate di rifiuti da incenerire finiscono al Nord. Marino e compagnia cantante dichiararono, eccitati, che la raccolta differenziata aveva raggiunto il 43%, ma i materiali da riciclare e riusare non hanno ancora trovato sbocchi di mercato soddisfacenti. Fortini promise che già l’anno scorso avrebbero dovuto avviarsi i lavori per gli ‘eco distretti’ dove raccoglier i materiali differenziati in luoghi protetti. Di fatto discariche di servizio, perché questa è la loro funzione in attesa dello smaltimento della differenziata. Poi il commissariamento di Tronca e l’imminenza delle lezioni debbono aver fatto cambiare idea anche al presidente di Ama che nemmeno oggi di eco-distretti parla più.

NESSUNA PROSPETTIVA – Concludendo siamo punto e da capo e senza una prospettiva di soluzione immediata che probabilmente fa godere Cerroni convinto che prima o poi i suoi impianti verranno utilizzati a pieno ritmo. Escluso di gassificazione a Malgrotta che la Regione ha bloccato per motivi di sicurezza ambientale da accertare. Eppure Fortini trova ancora il tempo di scaricare le responsabilità sulla Regione, nonostante l’assessore Buschini gli abbia sbloccato la possibilità di esportare in Germnia i rifiuti da bruciare. Se poi dietro alla Muraro si muova una lobby e se raggiunta da un avviso di garanzia sia costretta a dimettersi, poco importa al popolo perché la situazione resterà lì a marcire giusto come i rifiuti che ingombrano le strade fra la gioia di ratti ballerini e di gabbiani rapaci.
Giuliano Longo

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