Rai, come distruggere il servizio pubblico televisivo. Ultimo atto!

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1978

Si sa il Diavolo fa le pentole e non i coperchi. Ricordate qualche mese fa stranamente, come per magia (o per incanto) il nome della Rai apparve nell’elenco ISTAT delle aziende appartenenti alla Pubblica Amministrazione. Per chi non lo sapesse la Rai è un’azienda privata di interesse pubblico, di proprietà del Tesoro: in sostanza privata al cento per cento ma la proprietà è dello Stato.

Essendo privata potrebbe essere l’azienda più efficiente, potrebbe produrre i programmi più belli ma… Siccome da fastidio a molti, tv concorrenti, giornali, editoria o in qualsiasi forma “non ancora ideata”(ricordiamo che totalizza ancora il massimo dell’ascolto), da qualche anno si fa di tutto, a suon di ricorsi al Tar, per frenarla e tenerla imbrigliata: quindi gare d’appalto per qualsiasi cosa (anche per la fornitura di dolci ai miseri buffet degli ospiti) e giù lacci e lacciuoli. Non ultimo un fantomatico ricorso dei sindacati a Cantone (e a tutte le autorità esistenti meno i vigili del fuoco) denunciando chi sa quali contratti irregolari. Tutto finto, tutto regolare! Molti mitomani iscritti ai sindacati si sentono mancati registi al livello di “Spielberg” o grandi  autori e presentatori! Come se potessimo prendere un “populista” qualsiasi e metterlo al posto di Massimo Giletti a condurre l’Arena, o un anonimo giornalista e metterlo al posto di Bruno Vespa, che nonostante l’età e le tante bandiere è pur sempre un fuoriclasse. Siamo seri!

Torniamo all’ultimo atto: nella legge di stabilità doveva esserci una noma che avrebbe sottratto la Rai alla tenaglia della pubblica amministrazione, ma stranamente non c’era. Dovrà essere inserita nel Milleproroghe ma ci sarà un Governo “in carica” con pieni poteri per preparare tale decreto? Possibile che a nessuno del precedente governo nonostante gli stupri perpetrati nei corridoi di viale Mazzini freghi nulla di un’azienda che è comunque la più grande d’Europa? Anche se ancora, fino a qualche giorno fa, “nani” e “sottosegretari” chiedevano protezione per la difesa di posizioni (indifendibili) in bilico?

Si dice che al settimo piano vi sia un momento di sbandamento essendosi interrotto il filo che radiocomandava il destino della Rai! Vorrei dare un consiglio al DG Antonio Campo Dall’Orto… tana, libera tutti! Caro direttore generale, finalmente è libero, approfitti ora della sua libertà, ci metta la faccia! Vada avanti da solo, nel bene e nel male.

La Rai teme solo una cosa: l’immobilismo. Quando il cavallo è fermo nel deserto rischia di morire sotto il sole, accerchiato dai predatori. Si dia una mossa… anche perché dal primo gennaio non si sa se il “pubblico” prevarrà sul “privato” e purtroppo potrebbe prevalere solo il peggio del “pubblico”….

Carlo Brigante