Pirateria online, sequestrati i 50 maggiori siti internet

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Il Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l’Editoria, nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, sta eseguendo il sequestro preventivo, emesso dal Gip del Tribunale di Roma, di 50 domini web monitorati sulla rete, che rendono disponibile, gratuitamente ed integralmente, un vastissimo quanto aggiornato catalogo digitale di quotidiani e periodici nazionali ed esteri, in evasione dei diritti patrimoniali spettanti agli editori. L’operazione, denominata “ODISSEA 2”, rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa condotta dal Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l’Editoria, su specifiche direttive del Comando Unità Speciali della Guardia di Finanza, con competenza nazionale in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica.
Nel corso delle indagini è stato possibile individuare molteplici siti/domini che, utilizzando appositi servizi telematici in grado di assicurare l’anonimato, gli consentivano di risultare, apparentemente, ubicati fuori dal territorio nazionale.
Tale metodologia rappresenta una evoluzione delle tecniche criminali di pirateria sulle reti elettroniche.
Le Unità Speciali della Guardia di Finanza, dopo aver già sperimentato con successo nel corso di precedenti indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, il metodo “follow the money” (che ha consentito di ricostruire i flussi economici prodotti dalla pubblicità abbinata ai siti pirata e di reprimere questa forma di sostegno finanziario degli stessi siti illegali), ha sviluppato una nuova strategia investigativa denominata “follow the hosting”, che interessa, direttamente, i provider nazionali. In pratica, individuato il sito web che opera illegalmente, viene richiesto ai provider di verificare sui propri server la presenza di un servizio “Web Hosting, Cloud Hosting, VPS Hosting, Server Dedicato”, oppure la fornitura di un servizio per il trasferimento o registrazione del nome a dominio.
In tal modo si arriva ad identificare l’utente responsabile dell’attività criminale, rendendo inefficace l’adozione dei sistemi di anonimato utilizzati da tali soggetti per coprire le loro condotte illecite.
E’ stato scoperto, infatti, che le recenti metodologie criminali adottate non fanno più ricorso alle inserzioni pubblicitarie (a seguito dell’intensa azione repressiva condotta), ma si avvalgono di servizi di anonimizzazione, detti “cloudflare”. Il profitto è costituito ora dagli utili derivanti dalla sottoscrizione di abbonamenti presso i “cloud”, affinché ogni utente possa fruire illegalmente delle opere multimediali tutelate.
La messa a disposizione del pubblico su reti telematiche di tale materiale, protetto dal diritto d’autore, è punita dall’art. 171 della legge 633/1941.
I domini oggetto del sequestro hanno consentito la fruizione illegale del materiale a milioni di utenti.
Occorre ricordare che negli ultimi cinque anni i principali gruppi editoriali nazionali hanno accumulato perdite per due miliardi di euro, ridotto il fatturato del 32%, nonché ridotto la forza lavoro di oltre 4.500 unità.
Tali dati si evincono dal report pubblicato dall’ufficio studi di Mediobanca che altresì denuncia la flessione del giro d’affari del settore editoriale da 5,7 miliardi del 2011 a 3,9 miliardi del 2015. Il calo delle vendite dei quotidiani è in discesa del 33% nell’ultimo quinquennio.
Complessivamente, negli ultimi tempi, con un impegno senza precedenti, le Unità Speciali della Guardia di Finanza hanno oscurato ben 249 siti a tutela del diritto di informazione ed a contrasto dei gravi danni al settore dell’editoria del nostro Paese.

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