Con il passaggio di consegne dei diritti della Formula 1 dal suo leggendario patron Bernie Ecclestone alla compagnia americana Liberty Media si è chiusa definitivamente un’epoca. Il centro dell’automobilismo mondiale era sempre stato l’Europa, nonostante il Circus ormai sia sempre più legato all’Asia e alle Americhe. Del resto, l’ex “padre padrone” della Formula 1 è inglese, la Federazione Internazionale dell’Automobile ha il suo quartier generale in Francia, e i maggiori team – Mercedes, Ferrari, Red Bull, McLaren e Williams – hanno sede nel Vecchio Continente.
Quando Ecclestone volle portare la classe motoristica regina in televisione negli anni Settanta in molti si dimostrarono scettici. Del resto, al tempo la tv era un investimento enorme, e il campionato aveva solo una risonanza europea, per giunta limitata ai Paesi del blocco centro-occidentale a causa della Cortina di Ferro, che sbarrava la possibilità di “esportarla” nell’Est sotto il controllo sovietico.
Bernie Ecclestone riuscì addirittura ad “abbattere” la Cortina prima della caduta stessa dell’URSS, quando nel 1986 si svolse il primo Gran Premio d’Ungheria a Budapest. Sotto di lui la Formula 1 raggiunse i suoi due apici di popolarità dell’età moderna, rispettivamente il periodo 1988-1993, quando il volto di Ayrton Senna era divenuto il simbolo di questo sport a livello planetario, e quello 2000-2006, gli anni della Ferrari di Michael Schumacher, attualmente il pilota di F1 di maggior successo della storia.
Tuttavia, la crisi economica iniziata nel 2008 ha portato Ecclestone a dirigere maggiormente la sua attenzione nei confronti dei Paesi asiatici, in rapida crescita, e all’America rispetto all’Europa. Una scelta che però ha avuto ripercussioni sostanzialmente negative, vista l’insofferenza degli appassionati, con un conseguente calo d’interesse nei confronti della classe regina e la “migrazione” verso altri campionati automobilistici, la MotoGp e la Superbike.
L’amore del magnate britannico per il glamour e l’old style è in fortissimo contrasto con la società ipertecnologica dei nostri giorni, caratterizzata dalla generale decadenza del mezzo televisivo, al quale si preferisce sempre di più il web, più accessibile, immediato e con una maggiore scelta di contenuti – basti pensare alla popolarità raggiunta dai siti di moltissime società televisive, o a vere e proprie compagnie che producono solo in streaming, come Netflix -.
Il passaggio di diritti da Ecclestone, che resterà comunque legato al Circus, a Liberty Media potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno per questo sport. I nuovi proprietari hanno infatti promesso una maggiore presenza della F1 sul web, attraverso il suo sito ufficiale e i social network, e più contatto tra i piloti e gli appassionati, cercando dunque di creare appeal nei confronti dei giovani, nonché la preservazione dei circuiti storici – Liberty Media ha già aperto alla possibilità di riportare in vita il Gp di Germania nel 2019 -, guardando al contempo a nuovi potenziali mercati, in primis in Medio Oriente.
Una Formula 1, dunque, che parte dalla premessa di essere fedele al proprio passato e al contempo di aprirsi al futuro. Senza dimenticare, però, che Bernie Ecclestone è e resterà sempre l’uomo che ha permesso tutto questo.
Simone Pacifici