Il 14 maggio, nell’access prime-time di Retequattro, si riapre lo spazio di riflessione sulla cronaca di Quarto Grado-La domenica.
Gianluigi Nuzzi, con ospiti in studio e in collegamento, racconta il caso di Lidia Macchi, la 21enne di Varese ritrovata morta il 7 gennaio 1987 a Cittiglio, a pochi chilometri dal capoluogo.
La giovane si era recata presso l’ospedale del paese per far visita a un’amica ma, subito dopo, scomparve nel nulla. Dopo due giorni di ricerche, il suo corpo venne individuato in un bosco a 700 metri dal nosocomio, vicino alla sua auto. Le analisi stabilirono che la vittima aveva avuto un rapporto sessuale poco prima del decesso.
Il 10 gennaio, cinquemila persone si strinsero attorno alla famiglia in occasione dei funerali; negli stessi minuti, venne recapitata a casa Macchi una lettera anonima intitolata “In morte di un’amica”.
Anni di indagini, analisi e test, ma non si arrivò mai all’individuazione dell’assassino.
Il colpo di scena arriva nel 2016, dopo 29 anni: un compagno di liceo della giovane, Stefano Binda, oggi 50enne, viene arrestato con l’accusa di omicidio. La svolta nasce dalla trasmissione del venerdì sera di Retequattro che, nel corso di una puntata, si occupa del caso e mostra il testo dello scritto anonimo: una telespettatrice riconosce la grafia e mette a disposizione degli inquirenti alcune cartoline, scritte – secondo lei – dalla stessa mano, quella di Binda.
Il domenicale a cura di Siria Magri ripercorre questo cold case che ha suscitato un grande clamore mediatico: si parte dal lontano 1987 per arrivare alle udienze del processo in corso in queste settimane a Varese.