L’ultimo saluto a Bud Spencer: camera ardente a Roma

Lutto nel mondo dello spettacolo: da Russel Crowe a Gabriele Muccino

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Sarà allestita domani, mercoledì 29 giugno, in Campidoglio, la camera ardente per il popolarissimo attore Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli, scomparso ieri, a Roma, all’età di 86 anni. Secondo quanto si è appreso, sarebbero stati i familiari a farne specifica richiesta, per permettere a fan e colleghi di tributargli un ultimo omaggio.

IL RICORDO DI VIP E PERSONAGGI DELLO SPETTACOLO

A ricordare il gigante del cinema, 1 metro e 92 di genuina bontà, tantissimi vip e personaggi del mondo dello spettacolo. “Cordoglio per la scomparsa di Bud Spencer – scrive Gabriele Muccino su Twitter – e un sincero senso di gratitudine per quella infanzia solare nella quale ci ha accompagnati”. “Una vita a farci sentire bene” gli fa eco Jovanotti. “Una mazzata” la definisce Francesco Facchinetti, mentre su Facebook Jerry Calà posta una foto insieme all’attore, commentando: “Sarai sempre il mio bomber”. Un cordoglio che travalica anche l’oceano. Sul suo profilo Twitter anche l’intreprete de “Il Gladiatore”, Russel Crowe, lo omaggia. “RIP Bud Spencer … My heart goes out to your family” (“Rip Bud Spencer, il mio cuore va alla tua famiglia”, ndr).

LA CARRIERA DI BUD SPENCER

L’attore si è spento ieri sera in un ospedale romano. Coi suoi celebri sganassoni aveva inventato, insieme al compagno di una vita, Terence Hill, l’amatissimo genere degli spaghetti western anni ’70. Ma nella sua carriera c’è stato spazio anche per thriller (“Quattro mosche di velluto grigio”) con Dario Argento, cinema d’autore con Ermanno Olmi e film di denuncia come “Torino nera” di Carlo Lizzani. L’ultima apparizione in tv era stata nel 2010 con “I delitti del cuoco”, fiction di Canale 5. Nato a Napoli il 31 ottobre 1929, si era trasferito con la famiglia a Roma nel 1940. A soli 17 anni si era iscritto all’Università, intraprendendo, in contemporanea, una brillante carriera di nuotatore (fu il primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 stile libero). Dopo la guerra la famiglia cambiò città: i Pedersoli finirono a Rio de Janeiro e Carlo abbandonò gli studi. Fece l’operaio, il bibliotecario, il segretario d’ambasciata. Tornato in Italia iniziò la sua storia cinematografica.Da comparsa in “Quo Vadis?” ad “Annibale” a “Un eroe dei nostri tempi” di Mario Monicelli. Partecipò ai Giochi olimpici di Roma 1960 nel nuoto. Sposò Maria Amato, la figlia del grande produttore Peppino Amato, dalla quale ebbe due figli. Nel 1967 fu il protagonista di “Dio perdona, io no”. Si creò il connubio con Mario Girotti e i due decisero di cambiare i nomi. Pedersoli scelse Bud, in onore della birra, e Spencer, per l’attore Spencer Tracy. Poi venne “Lo chiamavano Trinità” (1970), straordinario successo. Come i suoi film successivi. Eppure gli rimase sempre un po’ di amarezza per la poca considerazione di cui godevano, agli occhi di molti, le sue pellicole, giudicate “di serie B”. «In Italia – disse negli utlimi anni – io e Terence Hill semplicemente non esistiamo nonostante la grande popolarità che abbiamo anche oggi tra i bambini e i più giovani. Non ci hanno mai dato un premio, non ci invitano neppure ai festival».

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