Campidoglio: Marra potrebbe essere revocato, confusione tra i grillini

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Mentre la sindaca Virginia Raggi riceveva al Campidoglio Cherie Blair moglie del noto statista britannico cui si sono ispirati esponenti della sinistra da D’Alema a Renzi con risultati a dir poco deludenti, l’agenzia Ansa titolava. «Salta il vice capo di gabinetto del Campidoglio Raffaele Marra» e proseguiva  «secondo quanto si apprende la revoca, con un’ordinanza del sindaco, potrebbe arrivare ad ore. Al massimo lunedì». Insomma salta il contestato e secondo alcuni ‘contestabile’ Marra, ma non avendo poteri di firma per la legge Severino salterebbe anche il giacobino Daniele Frongia dal ruolo di capo di gabinetto della Raggi.

FRONGIA IN GIUNTA?

Siccome Daniele è il braccio destro acclarato di Virginia secondo l’agenzia  potrebbe “molto probabilmente ‘traslocare’ nella giunta”, magari come vice sindaco. Sulla nomina di Marra abbiamo già scritto abbastanza, né ci pare valga la pena insistere. Semmai  vien da chiedersi come mai il suo nome sia stato fatto per un incarico tanto importante. Qualcuno dice su suggerimento di un funzionarietto comunale grillino, nemmeno dirigente, che per un breve periodo sarebbe stato alle dipendenze dell’ex dirigente delle razze equine promosso al Comune da Alemanno. Che se così fosse ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli sul metodo che la Raggi adotta per mettere in piedi la sua tecnostruttura di staff.
Steso un pietoso velo sulla vicenda, Frongia si difende su Facebook e scrive «Gira una storia incredibile, a Roma, in questi giorni. Anzi, una bufala di proporzioni tali che non si capisce perché i giornali non abbiano fatto un po’ di verifica prima di dare i numeri, attribuendo al nostro Daniele Frongia, come capo di gabinetto di Virginia Raggi, il fantasmagorico stipendio di 180mila euro l’anno».

LO STIPENDIO DI FRONGIA

Faccenda che dovrebbe aver suscitato non pochi malumori fra i grillini che pur nella loro ‘purezza’ non sono propio frati trappisti. Chiarito che il soldo fa gola a tutti, Frongia spiega che: «Uno, l’ordinanza della sindaca Raggi con cui Daniele è stato nominato prevede una retribuzione pari a zero – si sottolinea nel post – L’importo infatti può essere deciso esclusivamente attraverso una delibera di giunta, e la giunta capitolina, come sanno benissimo anche i sampietrini, al momento non è ancora stata nominata». E meno male che gli stipendi degli assessori non li decidono né il direttorio di Casaleggio Junior, né Beppe Grillo altrimenti a lavorare con la Raggi ci andrebbero a lavorare ben pochi, probabilmente già ridotti alla fame. Ma tutte queste polemiche debbono aver fatto girare la neo sindaca che che se l’è immediatamente presa con Acea affermando apodittica «Iniziamo a fare ordine».

LETTERA AD ACEA

Con una lettera urgente che ha inviato ai vertici di Acea, in particolare all’Ad Alberto Irace e alla presidente Catia Tomassetti, ai quali chiede chiarimenti su alcune nomine dirigenziali effettuate di recente, guarda il caso proprio a 3 giorni dal voto del ballottaggio. E aggiunge «la sindaca di Roma, portavoce dei romani, ha il diritto e il dovere di valutare il metodo che i vertici di Acea applicano nella gestione della multiservizi.

ACQUA BENE PUBBLICO

Lo abbiamo detto e ripetuto più volte: ci batteremo con ogni mezzo per difendere il nostro 51% e l’acqua come bene pubblico essenziale, nel rispetto del referendum del 2011». Bene, sette più, solo che Virginia non è poi così originale tanto che a “sfruculiare” Acea ci pensò appena eletto anche il non compianto Ignazio Marino che ne cambiò i vertici e ridusse il numero dei consiglieri del cda, salvo poi riportarli a sette un anno e mezzo dopo. In quel caso Ignazio trovò una sponda compassionevole da Caltagirone, azionista privato con Gas de France, ma non è detto che con la Raggi il “Kalta” lo sia altrettanto, almeno a leggere il suo house organ il Messaggero che tenero con lei non è. Ciò detto, è innegabile che i grillini nelle diverse componenti si stiano scannando fra di loro, ma questo è naturale, lo facevano anche gli altri prima. Forse all’arroganza di una presunta ‘purezza’ loro aggiungono quel tanto di sprovveduta insipienza che fa quasi tenerezza per non dire paura. Che il Signore sia con loro, ma soprattutto con questa sventurata Capitale.

Giuliano Longo

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