Ventiquattro ordinanze di custodia cautelare (dodici in carcere e dodici arresti domiciliari), cinque misure interdittive (obbligo di dimora e divieto di attività professionale) e 1,2 milioni di euro tra immobili, conti correnti e quote societarie sequestrati. Questo il risultato dell’operazione ‘Labirinto’, che ha impegnato centinaia di militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma, dalle prime ore di oggi.
Le ordinanze, emesse dal GIP del Tribunale di Roma riguardano una indagine coordinata dalla Procura a seguito delle indagini degli specialisti del Nucleo Valutario avviate dopo numerose segnalazioni per operazioni sospette nei confronti di un consulente tributario romano. Il tutto grazie a un labirinto di società a lui riferibili che muovevano grandi somme di denaro tra i conti correnti personali ed aziendali.
Le indagini valutarie prima e penali, poi hanno permesso di ricostruire i meccanismi di una struttura imprenditoriale che negli anni avrebbe fatto girare oltre dieci milioni giustificati da fatture false. Lo scopo sarebbe stato quello di evadere il fisco per costituire riserve occulte da destinare a finalità probabilmente illecite, attraverso una galassia di società (cosiddetta cartiere) gestite da numerosi indagati che producevano fatture false. Per “ammorbidire” i controlli fiscali e agevolare le pratiche di rimborso delle imposte, il consulente si sarebbe avvalso anche di due dipendenti infedeli dell’Agenzia delle Entrate di Roma, che sono stati arrestati dopo essere stati scoperti anche dagli organi ispettivi interni dell’Agenzia delle Entrate. Il faccendiere romano, originario della Calabria, era molto attivo nel settore delle pubbliche relazioni. Forte di “entrature” politiche e grazie a salde relazioni con personalità ai vertici di enti e società pubbliche, rappresentava il trait d’union i tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici come intermediario nell’interesse personale e di imprenditori interessati ad aggiudicarsi gare pubbliche. Sfruttando legami stabili con la “politica”, si adoperava anche per favorire la nomina, ai vertici di enti e di società pubbliche, di persone a lui vicine, acquistandone la riconoscenza che lo avrebbe favorito nelle sue operazioni poco chiare. Non a caso, per gestire al meglio queste relazioni, il faccendiere disponeva di uno studio vicino al Parlamento, dove riceveva danaro di illecita provenienza per occultarlo e smistarlo.
Nel contesto dell’indagine risulterebbe coinvolto , l’onorevole Antonio Marotta (iscritto al gruppo parlamentare dell’NCD nel 2015 dopo esse stato eletto nelle liste di Forza Italia nel 2013 ) che risulta tra i 50 indagati. Il parlamentare è indagato per corruzione, finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio, ma il gip Maria Giuseppina Guglielmi ha escluso la sua partecipazione all’associazione per delinquere. Fra i nomi eccellenti c’è anche quello di Giuseppe Pizza, ex sottosegretario all’Istruzione nel governo Berlusconi tra il 2008 e il 2011 che risulta anche segretario e proprietario dello storico simbolo della Democrazia Cristiana.
G.L.