Dopo gli avvisi di garanzia al consigliere Eugenio Patanè e al presidente della commissione bilancio Marco Vincenzi del Pd, nell’ambito delle indagini sul Mondo Di Mezzo per loro presunti coinvolgimenti con Salvatore Buzzi, l’opposizione aveva chiesto la presenza in aula del presidente della Regione Nicola Zingaretti per chiarimenti. Particolarmente attivo il gruppo del M5S che da tempo ha deciso di non partecipare ai lavori delle commissioni consiliari. Così il governatore, ormai al centro di una offensiva nei suoi confronti con una richiesta di sue dimissioni pervenuta tuttavia in maniera esplicita solo dai pentastellati, si è presentato ieri per dissipare ombre.
LE PAROLE – Zingaretti, rivolto all’assemblea, ha esordito affermando che è ormai la quarta volta che lui interviene in aula per parlare delle vicende relative a Mafia Capitale, facendo notare che «non esiste in Italia un’altra assemblea legislativa che interviene in questo modo su un processo». Attenzione quindi, ha aggiunto «a non trasformare il Consiglio in un processo politico permanente parallelo a quello giudiziario» perché «questo è il luogo del confronto, e di contrasto attraverso azioni legislative e impegno contro malaffare e mafie». Sulla elezione a presidente della commissione Bilancio del Consiglio di Marco Vincenzi ha spiegato che non c’è nessun mistero. «In una fase di riassetto politico della squadra di giunta e di riorganizzazione delle commissioni – ha ricordato- si è deciso di eleggere presidente un consigliere che allora non risultava, o non era, indagato e anche se lo fosse stato l’avviso di garanzia non è una condanna, perché non lede i suoi diritti politici». «Se qualcuno lo sapeva e l’ha nascosto – ha proseguito – allora può essere reato, violazione di segreto istruttorio. Ma Vincenzi, venuto a conoscenza dell’atto, si è dimesso, per cui anche se la vicenda non va sottaciuta non è nemmeno giusto criminalizzarla». Senza dimenticare, ha sottolineato Zingaretti polemicamente che «ci sono Cinque Stelle indagati che continuano a fare i sindaci, non perché siano cattivi, ma perché lo prevede la legge e l’insindacabilità dell’atteggiamento che devono avere gli individui che si trovano coinvolti in procedure giudiziarie.»
PUNTI DI VISTA – Il vice presidente dell’assemblea Francesco Storace ha ribadito di non aver nulla da chiedere dal punto di vista penale «ma dal punto di vista politico perché noi le risposte all’opinione pubblica le dobbiamo dare» e anche per rendersi conto se questa Assemblea «rischia lo scioglimento traumatico o meno.» Il capogruppo regionale M5S, Devid Porrello, ha contestato il discorso di Zingaretti come «vuoto e preoccupante» perché «in dodici minuti non ha detto nulla e ci ha fatto una lezione di procedura penale senza mai accennare su come intende procedere da qui a fine legislatura». A giudizio di Porrello Mafia capitale è un processo che ha visto la Regione protagonista per quattro volte «e si sta trasformando in ‘Mafia regionale’». Quanto alla nomina di Vincenzi alla presidenza della Commissione Bilancio ha parlato di una precisa scelta del Governatore «nonostante quel cognome fosse risuonato nelle aule di tribunale». Nella sua replica finale il Presidente ha ricordato che la Regione è protagonista nella lotta alle mafie con iniziative politiche, culturali, di semplificazione, di confronto con le forze dell’ordine. Poi sulla scelta dei presidenti delle commissioni ha chiarito che soprattutto quella al Bilancio «devono essere guidate da uno che condivide la linea e l’indirizzo di una maggioranza politica e consiliare. Dentro un sistema elettorale a elezione diretta ciò è naturale, quindi non c’è accaparramento».
Giuliano Longo