Nella mattinata di ieri gli agenti della Polizia di Stato, nell’ambito di una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno smantellato una pericolosa “batteria” di rapinatori di professione, facenti parte della nota “Banda del buco”.
Ai sette arrestati, tutti soggetti di Roma con vari precedenti, sia contro il patrimonio – rapina, furto e ricettazione – che in materia di armi e stupefacenti, personaggi di spicco della criminalità capitolina, sono contestati a vario titolo i reati di rapina aggravata in concorso, ricettazione e sequestro di persona. Nel corso delle indagini, condotte dalla sezione “Rapine” della Squadra Mobile, è stato possibile ricostruire le mansioni di ciascuno, ognuno con specifici ruoli in seno alla banda, proiettata alla realizzazione di un preciso progetto criminale, consistente in una sequenza indiscriminata di rapine in danno d’istituti di credito. Servendosi della “tecnica del buco”, i malviventi facevano ingresso all’interno della banca attraverso un pertugio ricavato, con un fine lavoro di muratura, dai locali adiacenti.
Le investigazioni hanno preso spunto dalla consumazione di una rapina a mano armata da oltre 20.000 euro, avvenuta lo scorso mese di ottobre ai danni di un’agenzia di via Trionfale, da parte di due soggetti che avevano fatto ingresso all’interno della banca attraverso un foro ricavato da un locale adiacente di un esercizio commerciale.
La conseguente attività investigativa ha reso possibile il riconoscimento di uno degli autori materiali della rapina che, dopo essere entrato nei locali dell’attigua officina, faceva accesso all’interno della banca da un “buco” praticato nottetempo dai complici “muratori”. A questo punto, una volta immobilizzato il titolare dell’officina e successivamente una decina di persone tra i dipendenti e gli avventori dell’istituto di credito, li teneva bloccati in un angolo sotto la minaccia di una pistola.
Gli approfondimenti investigativi, corroborati dallo studio di innumerevoli traffici telefonici di celle radio base ed utenze telefoniche, da attività tecnica d’intercettazione e da servizi di pedinamento ed osservazione su strada, hanno permesso sia di fare luce su tutti i membri dell’intero organigramma che di ricostruire altri tre tentativi di rapina.
Al gruppo infatti sono stati contestati altri tre tentativi di rapina aggravata messi in atto, rispettivamente, uno presso la filiale di un istituto di credito a Cesano (Roma) tra il 4 ed il 5 febbraio 2016, uno nei confronti di una banca a Roma Eur Fermi lo scorso primo marzo, ed un altro ai danni di un esercizio commerciale di compro oro in zona Casalotti tra il 20 ed il 21 aprile 2016.
In particolare, in occasione del tentativo di rapina all’ Eur, i poliziotti della Squadra Mobile hanno arrestato in flagranza due rapinatori, in quanto sorpresi all’interno dei locali della banca dove erano entrati attraverso un foro praticato dal vicino locale caldaie, nonché un altro, bloccato all’esterno dell’istituto di credito con funzione di “palo” ed in contatto via radio con i due complici.
Nella circostanza venivano sequestrati passamontagna e caschi per il travisamento, apparati radio ricetrasmittenti, arnesi da lavoro, una pistola con matricola abrasa usata per consumare la rapina, nonché un ciclomotore rubato per garantirsi la fuga una volta portato a termine il colpo.
A margine dell’attività investigativa, nell’aprile scorso i componenti della banda restati in libertà si sono riorganizzati per compiere, sempre con il consolidato modus operandi, una rapina in danno di un’attività di “compro oro” nel quartiere Casalotti; nell’occasione due membri, mentre erano intenti nel perfezionare il pertugio di accesso, sono stati sorpresi e tratti in arresto in flagranza dagli agenti del reparto volanti, a seguito di segnalazione giunta al 113.
I componenti della banda di rapinatori, alle prime luci dell’alba di ieri, sono stati tratti in arresto e associati presso il carcere di Regina Coeli, ad eccezione di due che sono stati raggiunti presso gli istituti di pena dove si trovavano rinchiusi, rispettivamente quelli di Rieti e Frosinone, e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.