Attenti a quei due, Marra e Romeo pilotano la Raggi

Mormorii e mugugni dai corridoi del Campidoglio

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Qualcosa non funziona ai piani alti del Campidoglio, anzi funziona fin troppo bene per chi si è accaparrato le effettive leve del comando dopo aver conquistato i favori di Virginia Raggi, imperatrice bizantina in un clima da basso impero. Perché non c’è direttorio grillino che tenga e forse nemmeno la discesa (rinviata) di Beppe a Roma, se i pretoriani della sindaca riescono a far scappare un pezzo da novanta quale l’assessore al Bilancio Minenna. Al comando, spalleggiati da alcune fazioni dei 5stelle, i due dioscuri che vantano, una sia pur approssimativa, conoscenza della farraginosa macchina capitolina. Non due geni della lampada, ma due modesti funzionari assurti a consiglieri di Virginia. Parliamo del segretario della sindaca Salvatore Romeo e di Raffele Marra che non ricopre ancora un ruolo preciso, anche se ci risulta non faccia toccar palla a nessuno come se fosse un effettivo capo di gabinetto.
Attenti alle imboscate, i due confabulano quotidianamente con la sindaca a porte chiuse per le decisioni più importati. Tanto che pare sia stato lo stesso Marra a sollecitare l’intervento dell’onnipresente Cantone sulla posizione della capo di gabinetto Carla Raineri, revocata. Anche se il parere su quella nomina poteva essere richiesto prima che la magistrata ingaggiasse una sorta di braccio di ferro con il Consiglio Superiore della magistratura per ottenere quello che si è rivelato un ingrato incarico.

LA COPPIA – Il duo Marra&Romeo non vanta masters alla Bocconi, ad Harward e nemmeno alla Institut d’études politiques a la Sorbonne, ma deve aver trovato la via per conquistare il generoso cuore della Raggi. O con noi o fuori, sembrano dire i due e a quanto pare ci riescono. Eppure Salvatore Romeo, erroneamente definito dirigente del Comune, era sino a poco tempo fa un modesto funzionario Esperto del Controllo Aziende Partecipate, ma soprattutto militante grillino della prima ora che del Movimento romano e dei suoi uomini sa vita morte e miracoli. Romeo probabilmente conosceva Marra dai tempi di Alemanno e probabilmente fu proprio Salvatore ad indicare alla sindaca Raggi l’amico Raffaele per l’incarico di vice capo di gabinetto con poteri di firma, quando Virginia tentò di piazzare in quella decisiva casella l’attuale vice sindaco Daniele Frongia. Giochino fallito per l’opposizione della puntuta onorevole Roberta Lombardi poi estromessa dal misterioso direttorio dove oggi primeggiano la senatrice Taverna e Di Battista. Raffaele, schivo dalle ribalte mediatiche, esce allo scoperto con una intervista al Messaggero dove ricorda di aver lasciato l’amministrazione Alemanno nel 2010 a «seguito di una serie di denunce che presentai proprio in contrapposizione a lui». Quindi respinge l’etichetta di Alemanniano e anzi afferma di essere stato un Ignaziano fino a quando, fulminato sulla via di Damasco, diviene fervente Grillino. Anzi, lancia anatemi contro il Movimento nel caso lo estromettesse dal ruolo appena conquistato. Si dice che il colpo di fulmine fra lui, la Raggi e Frongia sia esploso già quando i due calcavano gli scranni dell’Aula Giulio Cesare. Chissà quante cose deve aver raccontato loro per meritare tanta stima dai due. Che comunque conoscevano già il curriculum di Raffaele che sbarca come dirigente in Campidoglio nel 2009 con il fratello Renato (poco dopo) assunto come dirigente dei vigili con regolare concorso.

IL PASSATO – Per inquadrare meglio il personaggio Marra basti dire che proviene dalla Guardia di Finanza e approda, secondo i camerati di allora che ben lo conoscevano, come fedele portaborse di Gianni. Qui diviene dirigente delle Razze Equine con Panzironi, che tanto diede alla causa di Alemanno, con concorso inizialmente contestato e poi confermato per la sua regolarità. Un sodalizio, quello con Gianni&soci, che frutta a Raffaele la direzione delle politiche abitative capitoline (i residence per i senza casa) sul finire del 2008. Sino a quando a metà del 2010, scoppia la prima grana. Infatti il Comune decide di comperare da Massimo Ferrero (detto Viperetta) grande immobiliarista e oggi presidente della Samp, il comprensorio di via Marcio Rutilio. L’idea c’è e Marra la caldeggia. Solo che trova l’opposizione del Pd che denuncia «una gigantesca speculazione dai contorni oscuri». Infatti per comprare le tre palazzine tra la Casilina e la Togliatti, la giunta aveva stanziato oltre 49 milioni per un complesso residenziale che nel 2005 era stato venduto a Viperetta per 15 milioni. L’operazione salta e nel maggio 2011 Raffaele si dimette, pare per dissensi con l’allora assessore Atoniozzi e minacce nei suoi confronti dai movimenti degli sfrattati. Ma non resta disoccupato perché  Raffaele era uno uno che a destra contava. Tanto che si trasferisce quale consulente in Rai alle dirette dipendenze dell’allora direttore generale Mauro Masi in quota al centro destra. Incarico ben pagato nel quale non deve aver brillato, se Masi gli suggerisce di cambiare aria dopo 10 mesi, previo il solito contenzioso sulla buonuscita. Transfuga dalla Rai viene accolto da Renata Polverini per le sue doti professionali, come la stessa ha recentemente ribadito, anche se alla Regione veniva “beccato” dal consigliere Foschi che gli contesta il titolo di dirigente regionale. Cade Renata e lui rientra in Comune, ma ancora una volta viene contestato dal Pd e chiede alla fine del 2013 l’aspettativa e se ne va a studiare in una università del sud. Senza tuttavia interrompere gli amichevoli rapporti con Romeo, ormai compagno nelle grillesche imprese. Questa in sintesi è la storia di due carriere fulminanti che, come spesso avviene in politica, sono più frutto di grandi favori pregressi che di effettive e straordinarie competenze. La politica si fa così e i 5stelle si adeguano.
Giuliano Longo

 

(foto profilo facebook Virginia Raggi)

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