Minenna: io, fatto fuori perchè in Campidoglio non c’è trasparenza

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L’ex assessore al bilancio capitolino, Marcello Minenna, non è personaggio che si faccia sbatter e fuori dalla Giunta senza emettere un fiato, soprattutto dopo la feroce campagna mediatica che i giornaloni più o meno renziani, hanno condotto contro di lui per la presunta incompatibilità con il il suo ruolo di dirigente pubblico Consob. Per placare la buriana Marcello chiede l’aspettativa senza stipendio e opta per l’assessorato andando a guadagnare due terzi in meno. Minenna è personaggio scomodo, uno di quegli economisti di sinistra apprezzato anche da Fassina, ma soprattutto è una persona seria. Così si sfoga su Facebook con dichiarazioni immediatamente rilanciate da tutte le agenzie di stampa.

«Pochi giorni fa, ho sentito il dovere di rassegnare le dimissioni dall’incarico affidatomi – scrive- quando ho percepito quello che definirei eufemisticamente un ‘deficit di trasparenza’ nella gestione della procedura di revoca di quella delicatissima e nevralgica figura amministrativa del Capo di Gabinetto (dott.ssa Raineri) vero garante della legalità e trasparenza nella tecno-macchina comunale». Che in soldoni vuol dire che ha subito sentito puzza di bruciato quando la Raggi, probabilmente ispirata dal fido Marra (si parva licet, Fouchet de’ noantri in Campidoglio) ha chiesto il parere di Cantone sull’ingaggio della magistrati come capo di gabinetto.
Parliamoci chiaro, è pur vero che ormai Cantone interviene su tutto, ma qualcuno sostiene che in materia avrebbe dovuto intervenire prima dell’onnipresente magistrato, la Corte dei Conti. Sia come sia Minenna precisa che le sue  dimissioni  non sono ’arroganti’ o di ‘solidarietà’ rispetto a quelle rassegnate dalla dottoressa Raineri, ma frutto del suo disagio di fronte «a una scelta non chiara, nè trasparente in ordine alle autentiche dinamiche ad essa sottese (o retrostanti)».

E siccome è un gentleman non fa nomi e cognomi, ma lascia intendere che nelle austere stanze del Campidoglio volano coltelli o oggetti innominabili. «In ogni caso – aggiunge- è  grave che la Raggi abbia chiesto a Cantone «un parere che poteva chiedere al Consiglio di Stato». Poi la bomba di Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Corte di Cassazione che in un post condiviso sulla sua pagina Facebook dell’ex assessore non usa mezze parole. «Spiace che Raffaele Cantone abbia sabotato la giunta di Roma con una balla a sostegno di Matteo Renzi. Ed è grave che Virginia Raggi abbia chiesto a Raffaele Cantone, che già aveva dato pareri sbagliati, un parere che poteva essere chiesto al Consiglio di Stato». Insomma, secondo questa vulgata la Raineri e Minenna sarebbero stati presi fra due fuochi convergenti. Uno generato dal cerchio Magico di Virginia che ha trovato una sponda in Cantone che ora si appresta ad esaminare tutte le posizioni relative agli assunti nello staff della Raggi.

In nome della legalità e della presunta trasparenza si va consumando un ribaltone vero e proprio negli assetti capitolini e Grillo che non è uno scemo, quindi, non viene a Roma e decide di lasciare  alla Raggi e ai suoi adepti la patata bollente. Almeno finché Virginia godrà dell’appoggio del Di Maio  che le rimane alleato a dispetto di tutti i santi.
Giuliano Longo

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