Raggi: «Irresponsabile dire sì alle Olimpiadi»

Una politica “micragnosa” non può essere adatta alla capitale d’Italia

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Sono bastati 10 minuti a Virginia Raggi per far svanire il sogno olimpico della Capitale. Roma (città più allo sbando che eterna), in questo caso si erge a Repubblica indipendente contro il parere del Governo, del Coni e di tanti comuni metropolitani che avrebbero colto la palla al Balzo. Una scelta argomentata in poche frasi, senza una analisi convincente, senza che il comitato promotore potesse presentare alla sindaca il progetto su cui lavorare nei prossimi anni.

LE FRAGILI ARGOMENTAZIONI DI VIRGINIA

Una decisione scontata perché è nel Dna micragnoso dei 5stelle che non hanno nemmeno voluto sottoporre la loro decisione ai cittadini con un referendum, nella certezza che l’avrebbero perso. Forti della fragile argomentazione di Virginia secondo la quale i romani avevano deciso per il NO facendole vincere le elezioni. Che la decisione rientrasse nel loro programma elettorale ispirato in parte da un comico e dalla Casaleggio&associati che con il blog di Grillo e la rete ci fa un mucchio di soldi, era scontato. Perché Roma non può indebitarsi ancora per i grandi eventi come sarebbe successo per le Olimpiadi del 1960, che secondo la Raggi i romani pagano ancora, con i mondiali di calcio e quelli di nuoto. E poi ci sono gli studi della Oxford University, spiattellati in conferenza stampa, a dimostrare che quasi tutte le competizioni olimpiche sono andate in perdita, guardandosi bene dal citare quelle che invece sono finite in attivo.

POLITICA MICRAGNOSA E ASSENZA DI VISION

Virginia non vuole che i romani si indebitino ulteriormente perché ben altri sono i problemi della città che lei, dopo tre mesi, nemmeno ha cominciato ad affrontare. Politica micragnosa, abbiamo detto, che potrebbe andar bene per l’amministrazione di una famiglia o di una bottega, ma non vale per la Capitale d’Italia. Tanto più che il Governo vuol forzare i vincoli europei per rilanciare gli investimenti pubblici che potrebbero il volano della ripresa e della occupazione. Una assoluta mancanza di vision di una amministrazione che pretende di governare per altri 5 anni e che promette tante strutture sportive ai romani affidate al vice sindaco Frongia che in conferenza stampa appariva piuttosto spento. «È da irresponsabili assumere altri debiti» ha detto Virginia «per poi assistere ad altre colate di cemento» E poi, ha proseguito «quelle del 2020 proposte da Alemanno le ha bocciate anche Monti in una situazione economica generale più favorevole». Insomma, se Roma non era all’altezza ieri perché oggi? Semplice: perché in pochi anni il mondo è cambiato, il popolo a cui i grillini dicono di ispirarsi grazie a Facebook e alla fantomatica rete, ha fame di lavoro che non gli verrà certo dato con il restauro (senza soldi) di pochi impianti sportivi o rimettendo in sesto l’inutile Vela di Calatrava a Tor Vergata.

DEMAGOGIA DA BAR SPORT

In conferenza stampa Virginia ha voluto semplificare tutto, più sulla base di una demagogia da bar sport che di una analisi del contesto economico, sociale e territoriale. Una ulteriore prova di superficialità per demolire il lavoro di qualche anno imbastito dalla amministrazione Marino e confermato dal prefetto Tronca. Una politica del NO che può anche funzionare in campagna elettorale ma ha le gambe corte quando devi governare e magari non ne sei capace. Fine della partita quindi? Le decisioni di Virginia dovranno passare al vaglio dell’assemblea capitolina dove il Movimento ha una solida maggioranza.

CONTENZIOSO E RICORSO AL TAR

Ma non crediamo che Malagò e il comitato promotore, che la Raggi non ha voluto ricevere per un disguido (ha detto lei), si rassegneranno a prendere pesci in faccia senza fiatare. Si apre quindi un contenzioso per i soldi (forse 20 milioni) spesi sino ad ora che potrebbe pesare su ogni singolo consigliere che voterà la delibera Raggi per la revoca di quella precedente. Senza contare l’immancabile ricorso al Tar da parte del comitato promotore. Perché gli atti di governo debbono avere una loro continuità che non può venir stravolta da chi viene dopo, chiunque sia. Sarà pur vero che anche Boston e Amburgo hanno rinunciato, ma in corsa ci sono ancora Parigi, Los Angeles e Budapest (con scarse possibilità) dove non crediamo che i rispettivi sindaci siano scemi o comunque meno intelligenti della Raggi e di chi la pilota.

P.S.
Se, come ha detto la sindaca, Roma non si può impelagare nei grandi eventi, sarà fine che lo comunichi sin d’ora a papa Francesco in vista del Giubileo (quello epocale) del 2025… ma forse, per quella data, lei sarà tornata a lavorare allo studio Sammarco.

 

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