Avevamo salutato con soddisfazione l’iniziativa della precedente amministrazione di restituire all’EUR e alla città le Torri di Ligini, lasciate nel degrado da anni, nel cuore di uno dei quartieri più prestigiosi di Roma. Soprattutto avevamo considerato un segnale di cambiamento e di riscatto la scelta di restituire le Torri alla loro naturale destinazione di uffici, archiviando il progetto, già interrotto, che ne prevedeva l’abbattimento e la ricostruzione con ulteriori cubature e una destinazione residenziale. Una scelta resa possibile da un accordo con TIM, che preservava la vocazione direzionale delle Torri giustificata dalla costruzione, proprio accanto, del nuovo Centro congressi e di un albergo di lusso come la “Lama”. Da mesi invece assistiamo co a una incertezza sul proseguimento del progetto, cominciata con il cambio di vertice della TIM, che ha avuto il suo epilogo nel luglio scorso con il ritiro del Permesso di Costruire da parte degli uffici comunali, già rilasciato dall’amministrazione del commissario Tronca nel dicembre del 2015. Da allora continuano ad apparire sulla stampa frammenti di notizie su indagini giudiziarie, memorie di Giunta e dichiarazioni dell’attuale Assessore molto sintetiche e dai contorni sfumati che si aprono a qualunque scenario. Tutto sembra ruotare intorno ad un contributo di 25 milioni che i privati dovrebbero versare al Comune. Nella vicenda si confrontano due distinti progetti: Il primo “Progetto di demolizione delle Torri di Viale Europa n. 242 e di costruzione di un complesso edilizio per residenze, uffici e commercio”, oggetto di due deliberazioni, nel 2008 e nel 2010, che prevedeva un contributo straordinario pari a 24 Milioni di Euro. Un secondo di Restauro e risanamento conservativo per il quale ai sensi del vigente PRG non è dovuto nessun contributo straordinario, poi comunque offerto dalla stessa società per 1 milione di euro. Quindi, l’unico dato è che nessun contributo straordinario sia dovuto dai privati al Comune, dato che è previsto solo in caso di cambiamento di destinazione urbanistica e di aumento di cubature, giustificato dalla lievitazione dei profitti. Ma nel progetto delle Torri TIM non c’è nessun cambio di destinazione rispetto a quella originaria, né alcun aumento di cubature. Si tratta esclusivamente di un restauro conservativo per restituire la funzionalità agli edifici smantellati. Quindi la proprietà deve conferire ulteriori fondi al Comune per procedere al restauro delle Torri ? Se sì, in base a quale normativa o strumento urbanistico vigente sarebbe dovuto l’ammontare della cifra e come sarebbe stata calcolata ? Inoltre quali sono le motivazioni per cui è stato revocato il permesso di costruire? Infine quali azioni saranno intraprese dall’amministrazione per far ripartire al più presto l’iter burocratico ? E’ necessario fare chiarezza sugli scenari che si apriranno nel caso del prolungarsi di tale situazione di incertezza. A questa amministrazione chiediamo di pubblicare tutti i documenti e di garantire la tempestività delle decisioni. Alle opposizioni chiediamo di svolgere il loro compito di stimolo e controllo, per raggiungere velocemente un obiettivo che è davvero di tutti.