Nel corso della scorsa notte i Carabinieri della Compagnia Roma Trastevere, nelle province di Roma e Frosinone, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, estorsione, falsità materiale commessa dal P.U. in atti pubblici, peculato e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
L’indagine dei Carabinieri ha consentito di disvelare l’esistenza di un fenomeno criminale di appalti truccati all’ospedale San Camillo di Roma, che ha visto coinvolti 26 indagati. In particolare, sono entrati nel mirino degli appalti di manutenzione sospetti, una serie di ulteriori servizi definiti fittiziamente come “complementari” e risultati essere poi duplicazioni di prestazioni già eseguite.
Le investigazioni si sono concentrate anche su due appalti relativi all’attuale Giubileo della Misericordia concernenti il progetto per la ristrutturazione del Pronto Soccorso e la successiva realizzazione di nuovi posti letto per la Terapia Intensiva, nonché sulla ristrutturazione del Padiglione Lancisi.
Contestualmente alla citata esecuzione i Carabinieri procederanno al sequestro preventivo di tre immobili per un valore di oltre un milione di euro e delle quote societarie delle tre imprese coinvolte per un valore di 250.000 euro circa.
LA NOTA DELL’AZIENDA:
«Il nostro ospedale risulta essere parte lesa dai comportamenti dei responsabili dei reati per i quali da stamattina sta operando la magistratura attraverso i carabinieri». Lo ha detto il direttore generale dell’azienda ospedaliera San Camillo, Fabrizio D’Alba, in merito ai dieci arresti da parte dei carabinieri per appalti truccati al nosocomio. «Sui temi evidenziati dagli inquirenti, l’azienda nella persona del direttore generale protempore Antonio D’Urso, aveva riscontrato alcune irregolarità nell’ambito dei procedimenti amministrativi di affidamento degli appalti e segnalato il tutto all’autorità competente dando in questo modo fattivo contributo alle indagini – ha spiegato D’Alba -. Contestualmente l’azienda aveva avviato tutte le procedure interne nei confronti del dipendente ”direttore della struttura tecnica” arrivando già ad inizio del 2016 al licenziamento dello stesso».