Punti Verde Qualità, il Comune dovrà ridare alle banche 130 milioni (ma forse se la cava con 60 milioni)

0
1544

Ogni volta che cambia il manico al Comune di Roma, sindaco, maggioranza e giunta si accorgono, almeno da 8 anni a questa parte, che esiste un problema dei Punti Verdi Qualità.
Quelle aree per lo più dismesse e periferiche che dovevano divenire paradisi verdi per mamme, bambini e anziani e dove oggi sorgono fior di ristoranti, punti ristoro, palestre fitness, piscine e quant’altro allieta lo svago, a pagamento, di migliaia di romani. Bene, dirà qualcuno, finalmente a Roma si fa qualcosa di giusto. Se non fosse che quelle aree dal 1998 vennero date in concessione ad associazioni sportive e ricreative (anche un po’ straccione) le quali, fiutato il business immobiliare, si peritarono di cedere i loro diritti a una mutevole galassia di società, pur mantenendo quel 5% di quote che avrebbero giustificato la sopravvivenza della lucrosa concessione. Eh sì, perché dagli anni 2000 il Campidoglio per ravvivare questa lodevole attività imprenditoriale di concessionari, costruttori, speculatori ecc. riesce a mettere sul piatto qualcosa come 440 milioni di crediti agevolati, garantiti da fideiussione del Comune al 95%. Una massa di circolante che alimenta i canali più vari, anche virtuosi, ma che come spesso abbiamo denunciato in passato, potrebbero aver alimentato circuiti malsani grazie a lavori mai eseguiti o fatture gonfiate.
Sulla materia si è riunita la Commissione Trasparenza presieduta dal consigliere Marco Palumbo, che ancora una volta vorrebbe far luce su tutta la vicenda e a tale scopo convoca il dirigente Serra. Il quale sarà stato pure polemico (e un po’ spocchioso) nel non voler comunicare con il pubblico presente all’audizione e solo con i commissari, ma che nel luglio del 2014, dopo ben 5 commissioni di scopo, ha avuto il merito di documentare il verminaio dei Pvq. Abusi edilizi, illeciti penali, fondi erogati senza piani economico finanziari su progetti inesistenti, erogazioni della BCC sullo stato dei vari avanzamenti lavori mai verificati ecc. ecc.. Roba da Procura della Repubblica culminata con l’arresto nel febbraio del 2012 di due pellegrini imprenditori e un paio di funzionari, ma che per gli aspetti penali oggi salva molti con la prescrizione per tutti coloro che sui PVQ ci hanno mangiato. Morale della favola, nel luglio del 2015 vengono revocate ben 11 concessioni sui 33 PVQ attivi e funzionanti, fra ricorsi e contro ricorsi, ad esempio della Madonnetta, perché non è chiaro chi gestirà le strutture esistenti o quantomeno nelle mani di chi finiranno. I lupi, anche della destra, sono sempre in agguato. Dopo l’ex assessore Sabella, che sulla vicenda si mette le mani nei capelli e non sa da dove cominciare, arriva la delibera del commissario Tronca che elimina l’ufficio di scopo e riconduce la materia alla segreteria generale. Insomma, ancora un gran casino perché secondo Serra quasi tutti gli atti dei Pvq  sono illegittimi e per l’autorità Anticorruzione addirittura inesistenti. Per non parlare degli innumerevoli esposti alla procura della Repubblica per fattispecie penali, caduti nell’oblio. Sin qui una vicenda sulla quale, nel nostro piccolo, ci abbiamo scritto un libro. Una vicenda dove talora spuntano i nomi di Lucia, sorella del faccendiere nero Gennaro Mokbel, quello de suo cassiere Fanelli, ammazzato da estremisti di destra un paio di anni fa, di tale Munno già implicato in vicende penali. Di ingegneri quali il marito della Mokbel, Scarozza creatore di quel capolavoro della ‘sola’ che è il rudere del Pvq Feronia abbandonato, ma che ha succhiato dalle banche almeno 6 milioni. Nomi di funzionari come Volpe a suo tempo arrestato, di Mastrangelo attivo ai tempi di Veltroni, ma per un certo periodo responsabile del cantiere di Munno al Kolbe, De Missier particolarmente esperto e ancora oggi al fianco della consigliera Celli del Pd sugli impianti sportivi. Tutto in un delirio di soldi e impunità che potrebbe anche far impallidire mafia capitale. Quasi mezzo miliardo di soldi buoni, ma che secondo l’Amministrazione, si ridurrebbero a 130 milioni di esposizione con la Bcc  per i concessionari morosi, 70 dei quali nemmeno garantiti da fideiussione. Insomma una tombola di felicità se il Comune dovesse solo cacciare alla Bcc 60 milioni, anche se ne ha già cacciati 29 prima del 2014 per PVQ fallimentari quali la Perconti, la Maximo e qualcosina d’altro. Erogazioni avvenute nel silenzio assoluto delle segreterie e delle ragioneria generali. Ma, ci dicono, che il Comune non vorrebbe cacciare neanche i 60 mln, perché le banche, forse conniventi con i costruttori, non avrebbero controllato i piani finanziari e gli stati avanzamento lavori. Che in verità spettavano agli uffici competenti del Comune dal 2006 al 2014 sui quali qualcuno sta stendendo un pietoso e forse interessato velo. E allora auguri alla Raggi che potrebbe uscire dalla vicenda senza cacciare un soldo, oltre ai 29 milioni pagati dai suoi predecessori. Ma pensate che alla Bcc siano talmente coglioni da non tagliare, se non l’hanno già fatto, qualche testa connivente senza poi battere cassa? Dai siamo seri, tanto a pagheremo sempre noi e non la politica.

È SUCCESSO OGGI...